(Graviton Music Services) Terzo album per Magnacult, formazione olandese dedita ad un death metal moderno, con forti influenze thrash/groove e stacchi monolitici vicini allo djent. L’abilità principale della band è quella di saper mescolare efficacemente partiture decisamente veloci e brutali (in alcuni frangenti i richiami a Monstrosity e Suffocation si fanno sentire), con altre molto potenti e “panterizzate”. Il tasso tecnico dei musicisti è piuttosto elevato, tanto da potersi permettere alcune singolari e ben riuscite digressioni in territori jazz, come ad esempio su “Scars”, caratterizzata da parti di basso contorte, mentre la parte centrale del pezzo è dominata da chitarre jazzate, sorrette da un drumming tecnico e preciso. Una tecnica che è ben presente anche in episodi più brutali e diretti, come “Liberate”, pezzo dall’anima hardcore, ma ricca di soluzioni intricate in fase ritmica. Molto interessante il brano “Holy-Um”, dominato da chitarre acustiche che esplodono in riffoni distorti e pesanti nel ritornello, mentre dietro il microfono si alternano il singer Seb, in possesso di un growl davvero potente e brutale, e Theresa Smith dei Methaprism, che con la sua voce pulita crea un bel contrasto, donando un tocco di dolcezza e melodia in un contesto aggressivo. Un album ottimamente composto e suonato. Nulla di epocale, magari, ma i pezzi sono incisivi e capaci di stamparsi in testa dopo pochi ascolti.

(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10