(Pure Steel) C’è stato un vero terremoto in casa Emerald per il settimo full-“length”: cambia metà della lineup e abbandona il progetto anche George Call, storico cantante degli Omen, che su “Reckoning Day” è presente in tre brani, ma ha preferito lasciare per mancanza di tempo da dedicare alla band svizzera. Lo sostituisce degnamente l’esordiente Mace Mitchell, che anima il resto della lunga scaletta (le tracce sono ben 15). Vediamo allora gli highlights di questo album. Solida e molto tedesca, fra Paragon e Metalium, la opener “Only the Reaper wins”; dal canto suo, “Evolution in Reverse” è un tritacarne nel corso del quale Call si esibisce in qualche acuto halfordiano. Un po’ fuori parte, perché esageratamente leggera, ma non disprezzabile la ballad “Beyond Forever”; il refrain più orecchiabile del platter sta in “Through the Storm”. Tutta la seconda parte della scaletta, dalla epica intro “Mist of the Past” in poi, è occupata dal concept “The Burgundian Wars”, ispirata a un racconto scritto dallo stesso tastierista della band, Thomas Vaucher. Il sound qui si fa più maestoso e stentoreo: si ascolti ad esempio la solenne “Signum Dei”, un mid-tempo che mi ha ricordato qualcosa dei Thy Majestie. La titletrack vive di atmosfere alla Running Wild, vicine al power/folk, mentre la grintosa “End of the World” ci riporta pienamente su rocciose atmosfere da power mitteleuropeo. A conti fatti, molto più che un disco di transizione, che allontana la band dall’HM classico e la riporta saldamente in territori power.

 (René Urkus) Voto: 7,5/10