(Nuclear Blast) Sapiente mossa commerciale che riporta in vita una band data per defunta. I Dimmu Borgir hanno vissuto anni gloriosi, registrato dischi immensi fino al rallentamento, che inserisce ben tre anni tra “In Sorte Diaboli” e l’ultima release “Abrahadabra”, ormai vecchia di ben setta anni… troppi considerando che si trattava di una band capace di sfornare qualcosa di sublime ogni anno o due. In questi sette anni non è successo assolutamente nulla, la band si è completamente spenta… e pure le attività social-digitali sono scarne. Cosa stanno facendo? Stanno veramente scrivendo il nuovo disco? Sarà il tipo disco “ho finito i soldi” o sarà veramente tornata una vena artistica degna di dischi come “Enthrone Darkness Triumphant” o “Spiritual Black Dimensions”? Nel frattempo ricordiamoceli prima del tramonto con “Forces Of The Northern Night”, un live album e pure DVD/Bluray (nei supporti video ci sono tre ore di musica)… musica e video registrati con i concerti accompagnati dall’orchestra sinfonica e relativo coro (Norwegian Radio Orchestra and Choir e National Czech Symphonic Orchestra) in un evento in Norvegia nel 2011 e poi al Wacken 2012. Parliamoci chiaro: sono tutte fesserie giornalistiche quando sentite dire o leggete che ‘i Dimmu Borgir stanno tornando e questo è solo l’antipasto’: no, questo è l’ultimo capitolo prima dell’oblio… magistralmente registrato almeno cinque anni fa e poi conservato scrupolosamente in attesa di un buon momento commerciale. Non sonno i Dimmu Borgir di oggi. Sono quelli di ieri. Quelli di oggi, se veramente torneranno, li giudicheremo a tempo debito visto e considerato che ormai dei vari ‘stiamo componendo’ o ‘nuovo album in arrivo’ ne abbiamo sentiti abbastanza; Per ora l’unica cosa che arriva è un concerto vecchio di 5-6 anni e, giornalismo di serie-B a parte, io mi focalizzo sulla release singola, registrata ieri o un lustro fa. E di questa release posso solo constatare l’immensa qualità e la produzione fantascientifiche. Si nota una buona dose di commerciale, ma la performance è superba e quell’orchestra e quel coro fatto si che tutte le canzoni subiscano un ri-arrangiamento spaventoso, un lavoro immenso e non certo facile. Che poi, diciamocelo, sembrano proprio essere il coro e l’orchestra a dominare il palco… visto che la voce di Shagrath sembra cattiva ma priva di quell’aura di oscurità rabbiosa degli albori (basta confrontare “Mourning Palace” in questa esecuzione e nella release originale… ed è sufficiente comparare l’urlo iniziale per capire che manca il mordente diabolico delle origini)… e nemmeno Silenoz e Galder si elevano a livelli distintivi… mentre mi pare ottima la performance di Daray dei polacchi Hunter, qui in come session drummer! Ma cosa rimane di questa release? L’eredità. La storia. È innegabile: i Dimmu Borgir hanno composto pezzi grandiosi nei circa quindici anni di florida attività. Canzoni immortali. Superbe. Canzoni che ascolti volentieri anche se suonate dalla cover band più sfigata nel pub più decrepito. E se capita che la cover band siano i Dimmu Borgir stessi le cose crescono. Se il pub, poi, è un palcoscenico vastissimo davanti ad una marea di persone, la cosa inizia ad essere eccitante. Se poi ci sono anche 100 artisti che compongono un’orchestra stupenda ed un coro immenso, allora l’esperienza sonora e visuale diventa di altissimo, irresistibile e stupefacente livello. Imperdibile.

(Luca Zakk) Voto: 8/10