Pomeriggio d’estate. Di solito il rock è la notte, ma non è sempre così.
Mi rilasso il primo pomeriggio. Pura estasi. Ma fa caldo… tanto caldo… e quindi già alla porte della Villa de Reali, dove si tiene YGGDRASIL FESTIVAL 2017, noto un andazzo forzatamente rinfrescato. E, francamente, di acqua … laghetto a parte… non ne ho vista durante tutto il resto del pomeriggio e conseguente serata… quindi…

Ma andiamo con ordine. L’Yggdrasil arriva alla seconda edizione e si svolge in una location pazzesca. Il parco immenso (che comprende un laghetto) di una villa del XVIII secolo (GUARDA LA MAPPA QUI). L’area è occupata da ogni tipo di attività in linea con la tematica: dalle bancarelle, agli spettacoli, i duelli, i rituali, le cacce al tesoro… senza dimenticare anche lo spazio per i più piccoli. Location stupenda, perfetta per la giornata singola o per la permanenza durante tutto il festival il quale dura 4 giorni e offre un ampia area campeggio.

Giovedì è la giornata che musicalmente viene dedicata al metal. Ovviamente qui tutto è allineato con l’evento: dalle pietanze ai boccali della birra, dall’abbigliamento … alla scelta delle band che si devono esibire sul grande palco allestito con professionalità e sicurezza. Ed il bill si rivela fantastico, perfetto per la giornata, per la sete, per la voglia di divertimento che un festival del folklore deve assolutamente offrire.

Orari quasi dettati dal percorso del sole… quindi M.A.I.M. e Haegen vanno onstage prestissimo, a metà pomeriggio, con il pubblico sotto il sole… ma il palco è strategicamente molto vicino alla fonte della vita ovvero la spina della birra… e l’euforia non tarda a farsi notare.

Siamo in Giugno, il sole tramonta dopo le 21… ma i Kanseil sono quelli che lentamente portano l’evento verso l’ombra, prima dell’oscurità degli headliners.
I Kanseil sono tra le bands che personalmente stimo particolarmente. Recensii con piacere il loro ottimo “Doin Earde” (qui). Trovo che sia una band folk  legata alle origini in maniera sincera e non modaiola. I componenti vivono nelle terre che cantano. Coltivano le tradizioni dei luoghi che hanno dato loro i natali. Sono ragazzi intelligenti. Che ascoltano le storie degli anziani del villaggio, prima che il tempo faccia il loro corso, ragazzi che inusualmente praticano il culto del tramandare la conoscenza, regalando momenti di importanza a chi se ne andrà, garantendo alla tradizione uno scorcio di immortalità, per poi offrire -attraverso la musica- tale conoscenza a tutti, a chiunque, di ogni paese, origine, lingua, culto o religione.
Però io i Kanseil non li avevo MAI visti dal vivo. Mai. Ed è con immensa gioia che finalmente ho esaudito questo mio piccolo desiderio, il quale conferma ogni mia aspettativa sul livello tecnico, artistico e teatrale del settetto dalle origini montane, Cansiglio per la precisione, ‘Kanseil’ per l’appunto.
Un gig esaltante: ogni musicista -sia ‘convenzionale’ che ‘folk’- offre una presenza scenica devastante… e mai e poi mai si vede qualcuno con tedio ‘attendere la sua parte’. Anzi. Quando ci sono pause (specialmente per gli strumenti etnici) i musicisti fanno tutto tranne che offrire una noiosa e poco spettacolare staticità. Senza poi contare che più o meno ogni membro della band (tranne il batterista, ovviamente, ma non ci giurerei) è finito in mezzo al pubblico, di sorpresa, di corsa… esaltando ulteriormente una piccola ma esplosiva folla, già palesemente e giustamente carica di birra.

Osservando i Kanseil… mi vien da pensare a quelle band iper prodotte che poi materialmente non possono fisicamente portare tutto sul palco senza l’ausilio di imponenti basi elettroniche. I Kanseil? Forse un minimo di base la useranno (non ci starebbe un elemento in più sul palco, sono già in sette … e mai fermi!)… ma la sopra portano ciò che è più vivo e reale, strumenti come flauti, cornamuse, bouzouki, kantele, rauschpfeife… nessuna registrazione fatta comodamente in studio. Nessun loop che impoverisce l’essenza folk della band. Musica vera. Suonata per davvero. Musica carnale. Con parole vere. Sentimenti veri. E spettacolo assoluto.

Headliners della serata gli svedesi Månegarm. Imponenti, grintosi, pesanti. Un vocalist poderoso che suona anche un basso con uno stile ed un sound che è impossible non ricollegare a Maestro Lemmy. Sul palco si nota la vasta esperienza di una band che è in circolazione da oltre vent’anni. Concerto perfetto, con uno dei chitarristi che spesso lascia la sei corde a favore dell’archetto, del violino, uno strumento sensuale, provocante e sicuramente ricco di emozioni. La loro impostazione vagamente black (alle origini si facevano chiamare ‘Antikrist’) e quel viking metal suonato da musicisti i quali anche in questo caso provengono dalle terre immerse nelle leggende che cantano, risulta possente, armonioso ma anche violento. Un viking metal che si materializza in un concerto poderoso, esaltante ed estremamente coinvolgente.


Intelligente la set list, la quale, con vari pezzi acustici esalta gli spettatori forse più che con i pezzi tirati, offrendo la scintilla che scatena cori da un pubblico nutrito e palesemente devoto alla band di Norrtälje.

A poco più di due ore dal tramonto, termina il concerto… lasciando spazio ad innumerevoli altre attività collaterali, spettacoli tematici organizzati o improvvisati da personaggi dispersi nel vasto parco illuminato da soli fuochi in maniera immensamente suggestiva.

Yggdrasil mi ha stupito e non poco.

Non è certamente il primo festival folk al quale partecipo.
E lasciatemelo dire, sono ormai sono quasi tutti delle immense feste della birra, o sagre paesane, travestite da un qualcosa di confusamente tradizionale, con palesi miscugli storici, etnici e culturali messi assieme a casaccio e alla rinfusa, tanto per giustificare un abbigliamento carnevalesco quasi forzato o una pietanza che cucinava la nonna offerta a peso d’oro dopo ore di coda agli stand.
Un ammasso di fiere con bancarelle che trovi anche a qualsiasi altro evento, folk o meno, rock o meno, metal o meno.

Ma Yggdrasil è diverso. L’organizzazione è impeccabile, la scelta degli spazi, della location… fino alle bancarelle stesse è pensata e scelta con cura, non la solita fiera con in vendita gli spazi per i vari stand, dove chi primo arriva -o più paga- meglio alloggia.

Yggdrasil è Folk (maiuscola) fin dall’ingresso al parco. Passando attraverso l’area, sia con la luce del sole che con i fuochi delle torce, ti senti immerso in una dimensione diversa, speciale, vera e in un certo senso magica.

Un festival organizzato con amore e passione per le culture, i credo e le tradizioni antiche.

E un festival Folk è questo che dovrebbe essere. E questo deve offrire. Il resto? Viene dai partecipanti: artisti e pubblico che uniti con clima di festa esaltano tradizioni ed un amore per le origini della cultura che sta alle radici di ciascuno di noi.

(Luca Zakk)