(Totenmusik / Ván Records) Come una nebbia improvvisa, ma priva di candore. Il sound dei Morast è incredibilmente oscuro, come se mangiasse la luce. Un buco nero che si presenta attraverso suoni spessi. “Ancestral Void” è un miscuglio tra sludge, doom e post black metal. Nonostante la Totenmusik parli per questo primo full length della band come un insieme di doom, death e black metal, la sensazione è che queste tre direzioni di stile pur presenti sembrano la deriva dei generi stessi, una loro deformazione. I tedeschi nelle fasi lente sono doom, come per la canzone “Sakkryfyced” ad esempio, oppure negli incipit di “Compulsion” e “Loss”, dove la band inscena una situazione decadente e ombrosa, plasmata con chitarre distorte in modo nervoso. La musica è estrema ma forgiata in maniera personale. I Morast dilatano i loro pezzi, con plettrate a volte aperte o con arpeggi fatti di ombre e tenebre. Le distorsioni offrono un carattere atmospheric e post al black metal generale, mentre i brani viaggiano con scansioni della batteria quasi esclusivamente in low e mid tempo. Sei canzoni, delle quali tre da oltre quattro minuti e mezzo e due da oltre sei minuti, mentre la title track è un mantra di quasi nove minuti con poche variazioni e un’andatura che ipnotizza. Dopo un demo e uno split in tributo a Quorthon, nel quale la band suonò “Armageddon”, ecco che dopo due anni i Morast si espongono a tutti con un debut album inquietante, decadente, in un certo senso ‘dark’ nelle sue atmosfere, ma ampiamente moderno per come i suoni plasmano la sostanza della loro musica.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10