(Rockshots Records) Quattro anni fa rimasi stupefatto da quel piccolo capolavoro intitolato “Genuine” (qui), tra l’altro il debutto di questa band italiana. All’epoca osai scrivere che ‘…sembra una collisione tra il massimo di Symphony X, Avantasia, Ayreon e Dream Theater…’… ed oggi, a quattro anni di distanza, mi trovo non solo a confermare quanto affermai allora, ma anche a pensare che quella influenza Symphony X (probabilmente la più influente) sia diventata… quello che Symphony X non ha offerto (o saputo offrire) da molto, molto tempo. Potenti. Ultra tecnici. Teatrali. Coinvolgenti. Un altro concept album che esalta proprio la teatralità grazie sia alle voci narranti che alle varianti vocali che definirei estreme (si passa da un clean potente ad impulsi growl fino a divagazioni pregne di follia). La musica, come non mai, esalta i capitoli della narrazione che tocca con spudorata sincerità e destabilizzante chiarezza i lati oscuri della vita, del genere umano… la violenza, la corruzione, l’odio. Il sangue. Divagazioni prog, divagazioni rock, divagazioni che poi arrivano a generi più estremi fino ad impostazioni più jazz, ambient, pure funk e pure qualsiasi altro genere vi passi per la testa o per l’udito. ‘Tutti hanno una dipendenza a qualcosa. La gente deve solo prestare attenzione a non sviluppare una dipendenza per cose sbagliate’; questa frase, che emerge nei dialoghi tra Lily -la protagonista- ed il suo incredulo e scontato interlocutore, è la sintesi di tutto. La sintesi della vita. La sintesi di “Side”. La cosa assurda, poi, è che “Side” stesso genera dipendenza. Giusta o sbagliata? Domanda strana. Non dimentichiamoci che tutto ciò che è giusto, come tutto ciò che è sbagliato, sono concetti astratti ed assolutamente dipendenti dal punto di vista. Esattamente come ciò che è normalità o ciò che è estrema dipendenza. Esattamente come le molteplici forme di raccontare un storia. “Side” però è dipendenza. Una giusta e necessaria dipendenza. Buon ascolto.

(Luca Zakk) Voto: 10/10