(Century Media) Sono passati ben quattro anni dall’uscita di “Omen Of Disease, album che ha sancito il ritorno sulle scene dei deathsters Broken Hope dopo quattordici anni di latitanza. Un album accolto con gran gioia dagli amanti del brutal death metal, ma che a me personalmente non ha fatto gridare al miracolo pur piacendomi. Il classico sound della band statunitense si era in certi frangenti modernizzato, pur mantenendo il trademark, ma a mio modesto avviso andava aggiustato il tiro. I nostri tornano ora con una formazione rimaneggiata per due quinti, rispetto al precedente lavoro: Matt Szlachta (Chimaira) prende il posto di chitarrista che fu di Chuck Wepfer, mentre al basso troviamo ora Diego Soria (Disgorge) al posto di Shaun Glass. Lo stile rimane inconfondibilmente Broken Hope, visto che tutto il songwriting è ad opera dei veterani Jeremy Wagner e Mike Miczek, ma si nota un ritorno al brutal tout court, rispetto ai fastidiosi (a mio parere) inserti deathcore che facevano capolino di tanto in tanto nella precedente release. Ottima la prova dietro il microfono dell’ex Gorgasm Damian Leski, decisamente più convincente rispetto a quella offerta su “Omen”. Continuo a mettere a confronto le ultime fatiche dei nostri per il semplice fatto che il gap temporale è decisamente più ridotto rispetto alle opere precedenti, ma allo stesso tempo mantengono una continuità stilistica con il passato, come dimostra la traccia finale “Swamped – In Gorehog”, medley ottimamente riuscito tra “Swamped In Gore” e “Gorehog”, contenuti nel debut album derl 1991. Interessanti anche le tematiche dei brani che trattano spesso di attualità, ultimamente molto più spaventosa di molta letteratura e filmografia horror, pur non rinunciando ad omaggiare il cinema di genere con la title track e “Beneath Antarctic Ice”, ispirate da “The Thing” del maestro John Carpenter. Un album decisamente ispirato, suonato benissimo e prodotto alla perfezione, che dimostra che il ritorno in scena di questa band non è stato un exploit estemporaneo giusto per raggranellare qualche spicciolo dal vivo, ma al contrario, ha ancora molto da offrire agli amanti del brutal death.

(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10