(Prophecy Productions) Nella mia collezione ho ancora “Vergessene Pfade”, l’esordio dei tedeschi Neun Welten: la band dedita dodici anni fa a uno dei folk strumentali più puri che conosca la ritrovo oggi con testi in inglese e una tendenza a spostarsi verso il neofolk, se non addirittura il post rock. Meravigliosa la opener “Drowning”, che mi ha ricordato i My Dying Bride degli esordi: i violini e il cantato sussurrato creano una atmosfera perfetta. Splendida e decadente “The dying Swan”, mentre l’ipnotica “Cursed”, con l’incessante ripetizione del ritornello, sembra provenire dalle sessions di “Alternative 4” degli Anathema. Incalzante “Floating Mind”, poi finalmente un raggio di sole con gli archi di “Earth Vein”, l’unico brano ‘positivo’ di una scaletta minimalista e raccolta; più pacata “Lonesome October”, mentre è essenziale nella sua bellezza “Human Fail”. “In Mourning” chiude il disco su altre tonalità, che sembrano più da dark wave (comunque di buona fattura). Di metal ne troverete poco o niente, in questo ‘Sea’ in cui i bravi musicisti di Leipzig stanno annegando: ma la loro musica ha un tocco antico e magico, quasi sacrale, decisamente ammaliante per tutti coloro che frequentano quella strana galassia ‘trasversale’ che va dagli Antimatter a Loreena McKennit, arrivando perfino ai Cruachan o agli Otyg.

(René Urkus) Voto: 8/10