Apertura della stagione invernale per il Revolver, abituatosi ormai ad ospitare momenti del panorama metal estremo. E lo fa con un trittico che di estremo se ne intende. Ma veniamo con ordine. La scaletta bella corposa impone l’inizio dello spettacolo già alle 20.00 e così è stato. Tocca ai No More Fear scaldare un pubblico per la verità inizialmente piuttosto sfoltito, complice probabilmente l’orario. Sette canzoni in scaletta per i nostrani, che calcano il palco con esperienza e autorità, per nulla intimoriti dalla responsabilità di aprire per gruppi che tutto sommato non fanno proprio lo stesso genere. Uno show preciso e senza intoppi. I volumi cominciano ad alzarsi per i polacchi Azarath, da quasi vent’anni nell’ambiente e forieri di un album appena uscito, ben sei anni dopo l’opera precedente. Il loro è un death aggressivo e old school, il classico gruppo che ti aspetti dalla Agonia Records. Uno spettacolo che non tradisce le aspettative, neanche minimamente. I suoni sono più che buoni, i musicisti evidentemente a loro agio ed il pubblico che finalmente comincia a rispondere positivamente agli stimoli lanciati dal gruppo. Il muro sonoro messo in piedi certe volte fa davvero male all’apparato uditivo, per il giubilo degli ascoltatori più giovani. Promossi senza alcun dubbio. Avevo già visto i Melechesh non molti mesi fa sempre qui al Revolver, ma il concerto di questa occasione mi ha mostrato un altro gruppo: più energici, più decisi, più precisi e in definitiva su un altro livello rispetto all’esibizione precedente. Scaletta quasi invariata rispetto all’ultima volta, ma eseguita con un’energia che nell’altra occasione si era solo intravista. La voce di Ashmedi è inconfondibile, la postura, la chitarra spesso e volentieri protesa verso il pubblico, sull’orlo del palco. Pubblico che è rimasto entusiasta della performance. Davvero un’esibizione convincente. Sono ormai le 23.15 quando cominciano i padroni della serata, gli americani Immolation. Il bassista/cantante e il primo chitarrista sono i membri storici del gruppo, affiancati dalla nuova recluta alla seconda chitarra e dal batterista che ormai li accompagna da tre lustri. Il lungocrinito frontman ha un modo tutto suo di cantare e suonare, bizzarro ed estremo allo stesso tempo. Sembra di vedere un dannato gorilla che sprigiona mugugni e danza con le mani sulle tozze corde dello strumento. Una voce che non è cambiata in trent’anni di carriera, una furia disagiante che è cominciata dalla prima nota fino all’ultima traccia del concerto. Un locale pieno per tre quarti rende la giusta cornice, considerando che comunque il giorno prima il tour aveva fatto tappa a Brescia. Un pubblico entusiasta per un concerto che non ha deluso minimamente ogni aspettativa.

(Enrico Burzum Pauletto)

Vai alle foto: IMMOLATION, MELECHESH, AZARATHNO MORE FEAR.