(Season Of Mist) Può il grindcore, genere estremo ed anti commerciale per antonomasia risultare catchy? “Razorgrind”, sesta fatica discografica di Leng Tch’e dimostra che ciò è possibile. A sette anni dal precedente “Hypomaniac”, la gloriosa formazione belga torna con un disco estremo, feroce eppure estremamente groovy ed immediato, che potrebbe conquistare anche chi non è proprio avvezzo alla feroce brutalità del grind. Eppure, i nostri non rinunciano certo a pestare come dannati, solo che inseriscono in maniera geniale e folle parti doom, stoner, momenti tipicamente death, il tutto in un contesto grindcore sempre predominante. I brani che ne escono sono massacranti, bestialmente furiosi, eppure estremamente groovy, corposi e pesanti. Un brano come “Cibus” si apre con un riff thrash/death che si stampa in testa, prima di lasciare il posto al macello composto da blast beats e furia nichilista, che a sua volta precede un intermezzo sludge che richiama i Down di Phil Anselmo. Se con “AnarChristic” la band mostra il lato più ferale, con la lunghissima “Magellanic Shrine” mette in tavola tutte le sfaccettature del proprio sound, alternando aperture sludge/doom, stacchi thrash/hardcore, sferzate grind e nuovi rallentamenti. Un album estremamente vario, eterogeneo, composto da musicisti che sanno allargare a dismisura i confini del grind senza mai uscire dal seminato, tenendo sempre alto il livello di aggressività e mantenendo uno stile ben definito e riconoscibile.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10