(autoproduzione) Gente dell’Arizona i The Oxford Coma e dietro di loro per questo terzo album c’è Steve Albini. Poche note ed ecco che la mano dell’ex Big Black fa sentire la tipica produzione grigia, disadorna di smalti, ma tale da esprimere la corposità dei suoni. Steve Albini in questo noise-grunge ci sguazza! Il merito va comunque al quartetto, visto che la musica è sua, mentre Albini è il mezzo per arrivare al prodotto finito. Due chitarre, una batteria e un basso pronti a lanciarsi in somme sonore cariche di distorsioni strane, effetti e suoni estemporanei sempre bene incastrati nella cornice sonora dei pezzi. The Oxford Coma ricordano le prime follie dei Primus, i Royal Trux, space rock, prog e krautrock, i lanci verso terre improvvisazioni al pari di jam session, qualche cenno claustrofobico dei Neurosis, ma sempre con quell’ombra grunge che grava su tutto. Un po’ è sperimentazione, molto è di fatto un noise con percorsi ordinati o bizzosi che siano. Un ascolto non semplice, non immediato, per quanto poi i quattro dell’Arizona riescano a ben impressionare. Francamente, questo sound lascia pensare che la sua riuscita sarà dovuta alla soggettività dell’ascoltatore: la stragrande varietà dei suoni e quella bussola di stile bislacca, sono il sostanziale scarto tra l’essenza di questo sound e la capacità di ricezione del fruitore. Un po’ caotici ma non confusi, prog, ma anche grunge nello spirito, i The Oxford Coma sono un’accattivante realtà statunitense fuori dagli schemi e amica della libertà di stile.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10