(Akslen Black Art Records) Rispetto all’album precedente (senza contare un tributo a Burzum più recente), la prima impressione è quella di un calo di qualità. Non parlo della musica, ma della semplice e quasi graficamente banale copertina, specie se comparata con quella bellissima del valido “Stjerner, speil og svartebøker…” (recensione qui). Fortunatamente l’immagine estetica non è la sostanza di questo album basato su una libera espressione che ruota attorno al black metal norvegese. Si, perché Minneriket è black metal, ma a modo suo… tanto da deviare in maniera sottile nei meandri dei generi oscuri noti all’arte musicale. Musica che si evolve su una base ed una impostazione palesemente black, per esprimersi con libertà e fantasia, disegnando strutture musicali diverse, arrangiamenti originali, progressioni assurde. One man band. Un progetto individuale non solo al livello di line up, ma soprattuto a livello emozionale. Concetto di base? Secondo Stein Akslen, l’artista dietro il progetto, le suggestioni da purgatorio di “Anima Sola” esistono e sono diventate musica per un semplice motivo: abbiamo bisogno di parlare dell’oscurità. Dieci intense tracce, sferzate da vocals disumane scatenate su ritmi remotamente lo-fi, con mid tempo e blast beats sostenuti e laceranti, riff scatenati che spesso divagano ed infettano nuovi orizzonti non strettamente black, con arrangiamenti estremi ed una registrazione che vuole schernire un DSBM velocissimo, passando per un noise destabilizzante. Quasi un’ora di delizioso inferno: una colonna sonora occulta che esalta l’oscurità, che la descrive dettagliatamente. Una colonna sonora che parla veramente dell’oscurità, gridando con rabbia e odio disumani.

(Luca Zakk) Voto: 8/10