(Steamhammer / SPV) È da qualche tempo che in Metalhead non si affronta l’argomento Magnum. È passato oltre un lustro da “Evolution” QUI e “On the 13th Day” QUI, ma in questi anni l’orecchio di chi scrive è caduto anche su “Escape from the Shadow Garden” e “Sacred Blood “Divine” Lies”, di fatto gli ultimi due album dei britannici. Tutte pubblicazioni di un certo livello, per i contenuti di un hard rock con connotati AOR, questi ultimi ormai molto sfumati, che ancora oggi comunicano qualcosa di sostanzioso all’ascoltatore. Nel 2018 i Magnum riescono a produrre di nuovo qualcosa di notevole. “Lost on the Road to Eternity” è talmente completo, dolce, armonioso e poetico che quasi sembra di conoscere questi pezzi. Non è un ‘già sentito’ da parte di Bob Catley, voce, Tom Clarkin, chitarra, Al Barrow, basso, e Harry James, batteria, semmai uno stile maturo e consolidato. Canzoni di livello anche per via del fatto che i britannici ricorrono a una produzione pulita ma non eccessivamente laccata, che smalta i pezzi e soprattutto gli arrangiamenti semplici, chiari e concepiti da uno stile nitido. “Lost on the Road to Eternity” è il prodotto di un hard rock sano, fortemente melodico e stilisticamente semplice. Nessuna contorsione tecnica, alcuna trovata moderna o eccentrica. I Magnum si concedono l’adrenalina e il ritornello genuino, come in “Peaches and Cream”, o arrangiamenti smerigliati e lavorati come la sezione orchestrale della title track, lontanissima dall’essere pomposa. Undici canzoni tutte distintive che passano dall’essere energiche, “Tell Me What You’ve Got to Say”, docili e vibranti, “Forbidden Masquerade”. Tra l’altro alcuni pezzi si svolgono su un minutaggio considerevole e comunque i sette minuti di “King of the World” e gli otto di “Welcome to the Cosmic Cabaret”, scivolano con piacere. Un lavoro sognante, fantasioso a suo modo, come la copertina.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10