(Argonauta Records) Il quarto album degli italiani Three Eyes Left è massacrante, oppressivo, pesante, lungo, psichedelico e meravigliosamente doom. In una eterna ora e dieci di fumo tossico, il terzetto Bolognese dimostra cosa vuol dire prendere delle forti dosi di doom, delle copiose manciate di musica psichedelica per poi iniettarci un’overdose di sound italiano, a cavallo tra il nostro doom, la nostra horror music ed un gusto melodico immenso, infinito, travolgente, capace di emergere dai miasmi tossici di un sound volutamente soffocante, marziale e decadente. Il doom deve piacere, per affrontare agguerriti questo album. Ma bisogna essere anche in linea con visioni acide e abbagliate da colori caleidoscopici per amare la parte eccentrica, quella psichedelica per l’appunto. E poi ci si ritrova al quinto ascolto consecutivo, con i neuroni fritti, con l’udito lacerato e la mente ancora alla ricerca di quel piccolo dettaglio elettronico analogico-valvolare di brani favolosi come “Chants Into The Grave”, ove si sente l’influenza luminosa degli Hawkind, la quale viene artisticamente picchiata, seviziata, sepolta nella melma di una dimenticata palude malsana. E se siete dei metallers ortodossi, di quelli che odiano tutto ciò che non sia ai minimi termini, solo chitarra basso e batteria, allora brani pericolosi come “The Satanist” possono generare dipendenza grazie a riff lenti e taglienti, riff che rendono quella dipendenza terribilmente letale, una malattia terminale sonora senza cura… un’agonia che esplode con assoli provocanti prima di growl ‘oltretombali’. E che dire del doom d’annata, nei paraggi di Black Sabbath e relativi dintorni? I tre occhi rimanenti mettono in piedi brani superbi come “Demon Cult”, brani che infestano, avvelenano, deteriorano. E se tutta questa sofferenza non appaga ancora la vostra sete di tenebre, allora brani come “Funeral of an Exorcist” potrebbe essere il calice contenente l’ambita pozione che porta alla dannazione eterna. Una lenta marcia funebre, a tratti lacerante, a tratti crudelmente eccitante: prima di questo disco pensavo che un certo tipo doom fosse arrivato all’ultimo capolinea… ma è tempo di una nuova corsa, biglietto di sola andata, un diretto espresso verso gli inferi più profondi, verso la definitiva negazione della luce.

(Luca Zakk) Voto: 9/10