(WormHoleDeath) Mi ricordo ancora il mio primo disco “estremo”, quello con la voce che ruttava per intenderci. Si trattava di “Deliverance” degli Opeth. Un disco che ampliò notevolmente il mio panorama musicale. E col tempo imparai così ad apprezzare anche la parte più oltranzista di una musica già di per sé piuttosto chiusa in se stessa. Capii che ogni continente aveva degli specifici suoni, delle sfumature che nel tempo ho riconosciuto come scuole. Ecco, tutto questo preambolo per far capire a chi vorrà ascoltare gli Irdorath che questo manipolo di scellerati fa death mischiato al black, il tutto attingendo dalla scuola del death europeo, Asphyx e Dark Tranquillity su tutti. Quindi un death rozzo si ma anche con non poche parti melodiche, quasi orecchiabili al primo ascolto, sonorità proprie di quel periodo che copre un quinquennio a cavallo tra i due secoli. Un disco robusto si ma che non richiede questa gran concentrazione per essere ascoltato e che miscela sapientemente melodia e cattiveria. Non possiamo arrivare al punto di chiamarlo death melodico ma poco ci manca. La produzione sembra targata Nuclear Blast tanto è pulito il suono, si sente che le tracce son state maneggiate con cura e perizia in studio. Che dire, i numeri per far urlare al capolavoro non ci sono, ma è un buon album, questo è indubbio.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10