Si apre l’intensa stagione 2018 del Circolo Colony con un evento di punta, il quale vede ben due headliners sul palco. Septicflesh ed Inquisition non hanno certo bisogno di presentazione, visto e considerato che vantano quasi trent’anni di carriera ciascuno, sommando assieme quasi un paio di decine di full length ed una quantità indescrivibile di concerti in tutto il mondo.
Il nuovo anno, quindi, inizia con energia, con una serata interamente dedicata al black ed al death metal! Non vi sembra uno dei migliori auspici per il nuovo anno appena iniziato?

Per questa data, La Soundsrock Agency e la Erocks Production -le agenzie che curano il booking del locale- hanno scelto come opener gli ottimi Arkana Code. La band italiana non perdona, suona bene, con tecnica e maestria, attirano la mia attenzione con un concerto di alto livello, dimostrando una capacità esecutiva sicuramente non da principianti, nonostante il loro curriculum annoveri solamente un demo del 2010 ed un unico album uscito l’anno scorso, nel 2017, intitolato “Brutal Conflict”.

Dopo la band locale (tipicamente diversa per ogni concerto o ridotto gruppo di concerti di questi tour, per esempio la sera precedente in occasione della data bolognese aprivano gli Hierophant), è il turno del primo act che accompagna in tour gli headliners. Gli Odious sona una strana sorpresa. Nonostante siano attivi da ormai vent’anni, hanno pubblicato solamente due dischi quasi uno ogni decennio di vita (per la precisione nel 2007 e nel 2015)… e se la cosa può risultare strana, allora è necessario considerare e valutare con cura la loro provenienza, ovvero l’Egitto. Parliamoci chiaro, quel bellissimo paese ha culture molto diverse da quelle euro-americane, dove i generi musicali estremi sono nati e si sono sviluppati espandendosi ovunque. Inoltre l’influenza culturale è molto diversa: l’Egitto non è certo il paese dove i concerti metal risultano frequenti come qui da noi, o dove si può trovare una storia musicale moderna con le radici affondate nel rock. Senza contare eventuali limiti sociali o religiosi: se dalle nostre parti nessuno fa più caso ad un musicista che adora il diavolo e canta canzoni che parlano di morte e riti occulti, probabilmente in Egitto non è esattamente così, certamente non con la scioltezza e leggerezza che troviamo dalle nostre parti. Inoltre la mancanza di una musica moderna completamente immersa nel rock e sue conseguenti evoluzioni, quasi rende ‘vergini’ le bands che si cimentano in questi territori sonori, in quanto si ritrovano con meno spunti di partenza rispetto alle bands che si formano in Europa o America… tanto che mi viene quasi da pensare alla scena che vide la nascita di quei nomi appartenenti di musica estrema che trovano origine geografica e temporale oltre le mura europee ormai cadute (ad esempio Tormentor o Master’s Hammer) : una cosa è mettersi a suonare del black o del death in Italia, in Norvegia, negli Stati Uniti o in Germania… ma sicuramente è affare ben diverso dare vita ad un simile progetto in nazioni del nord Africa o medio oriente, o con minore ‘libertà’ culturale. In un certo senso, musicalmente gli Odious sono innovativi grazie all’integrazione di sonorità appartenenti al folclore del loro paese, in un contesto a cavallo tra il death ed il black, entrambi con marcata direzione symphonic. Uno spettacolo curioso (anche per l’abbigliamento più consono alla vita quotidiana nella loro Alessandria d’Egitto che al palco di un locale che ospita musica nera ed estrema quasi ogni giorno), diverso, originale. Uno spettacolo dove è anche emersa un po’ quella vena acerba della band (probabilmente per le ragioni sopra esposte) dove c’era un alternanza tra materiale molto interessante e materiale un po’ comune, scontato. Ma non c’è dubbio che la line up sa suonare molto bene, con un frontman molto comunicativo e coinvolgente.

Gli Inquistion sono un appuntamento frequente al Colony. Le loro performance sono sempre importanti, incisive ed anche di ottima qualità, tanto che riescono a portare l’energia e l’oscurità degli album direttamente sul palco, nonostante la loro testardaggine (o purezza?) relativamente al non voler ospitare altri musicisti per coprire ruoli come il basso e/o la seconda chitarra, cosa oggigiorno normale nell’ambito delle one man bands o bands con meno di tre elementi fissi (Satyricon, Taake, Shining … ed anche gli stessi Odious). Ammirevole, anche se non sono noti i dettagli, l’impegno di Incubus, il batterista vittima di un incidente il giorno prima, incidente che ha richiesto il trasporto in ospedale con conseguente cancellazione dell’esibizione della band all’Alchemica di Bologna. Uno spettacolo letale, tetro, reso ancor più cupo e malato dalla quasi totale assenza di luci e da un abuso del fumo scenico che si collocava tra il rituale malvagio e la cinica crudeltà.

I Speticflesh sono una band profondamente diversa dagli Inquisition. Molto scenici, il frontman è in continua comunicazione con il pubblico, tanto da riuscire in un coinvolgimento pressoché completo: chi va a vedere questa band greca, non può restarsene in disparte… quasi come se Spiros Antoniou fosse pronto a scendere dal palco per trascinare i meno attivi nel mezzo della mischia. Uno spettacolo intenso, con un continuo intervallarsi di musica, riff micidiali, dominio scenico e comunicazione con un pubblico ormai travolto dall’euforia. Una band con una immensa esperienza, una grande tecnica, una creatività originale. Ancora una volta una band che sa portare sul palco l’energia della musica registrata in studio.

 

A fine serata rimane un Colony con un’atmosfera sulfurea quasi irrespirabile, un’atmosfera che certifica l’impenetrabile oscurità di una prima data del 2018, una data che dimostra una totale ed assoluta qualità sia da parte dei musicisti che da parte del locale ospitante.

Noi di METALHEAD.IT sbirciamo il calendario.
Era solo l’undicesimo giorno dell’anno, con le festività ancora da ‘smaltire’, considerando le varie notti senza sonno, gli eccessi ‘eno-alimentari’, lo sforzo nel tollerare -uscendone immuni- l’esaltazione commercial-religiosa dei giorni a cavallo tra fine ed inizio anno.
Guardiamo il calendario. Era solo l’undicesimo giorno dell’anno… ed avevamo già partecipato ad un fest all’estero (leggi qui), ed avevamo già visto e fotografato -ed ora anche descritto- nove band… una al giorno togliendo le festività forzate, capodanno ed epifania.

Buon anno!

Siamo solo agli inizi… e quanto leggerete queste parole il contatore eventi/bands sarà già cresciuto di un bel po’. Siamo solo agli inizi, infatti. Intravedo e prevedo molti festival estivi (all’aperto o al chiuso… con aria condizionata ovviamente!). Festival anche primaverili. Autunnali. Tour e concerti di tutti i livelli. Ci sono già date toste annunciate per il prossimo inverno, quando stiamo ancora aspettando la fine quello in corso. Ci saranno tonnellate di metallo, di tutti i colori, ovunque, di tutte le dimensioni e prezzi.

Un consiglio: uscite da quelle catacombe che chiamate casa e andate a vedere le bands dal vivo.
Perché il concerto è l’essenza di quella forma d’arte che viene chiamata MUSICA.
Ed io ho l’impressione che questo 2018 sarà davvero un buon anno.

(Luca Zakk)