(autoproduzione) Nell’ascolto di “The Great Solitude” si nota da subito la presenza dei synth. La formazione di Acquaviva Delle Fonti non presenta in formazione un tastierista, eppure i synth sono una cornice costante a questo alternative metal decorato da pochi scatti metalcore. Il riffing dei pugliesi è possente, merito di due chitarre affiatate, quasi gemelle, le quali scatenano un riffing che tende a essere sincopato in ampie porzioni dei pezzi, che sfocia poi in brevi ma continui breakdown. Queste soluzioni però rendono seriale e ripetitivo il riffing. In ogni caso sono certamente buoni i ritornelli e anche i bridge dei pezzi. Il cantato di Nicola Soldato manifesta sempre le stesse modalità vocali. L’impressione è che Soldato abbia poca libertà dal songwriting, oppure è lui ad approcciarsi sempre allo stesso modo ai pezzi. I Divergent mostrano aspetti d’interesse: uno scenario sonoro carico di melodie ineluttabili che guardano al futuro, un tessuto musicale che concede scatti estremamente lavorati, i singoli musicisti con discrete capacità. Nonostante ciò la band sembra ripetere e rigiocare a più riprese le proprie carte e idee, finendo per rendere i pezzi quasi tutti allo stesso modo. L’abbinamento riff-ritmi crea da una parte un muro sonoro, ma alla lunga diventa anche ripetitivo. Quando i Divergent si presentano con momenti quieti, con situazioni nelle quali i toni si abbassano e la musica diventa ‘clean’, queste parentesi sono eccellenti e viene da pensare che la band forse potrebbe iniettare nel proprio sound del post rock-metal, come quello di “Fade In / Fade Out”. Le chitarre potranno elevare un giorno il songwriting con l’aiuto del reparto ritmico, smaltendo qualcosa e lasciando libertà al cantato.

L’album è ascoltabile QUI

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10