(A Sad Sadness Story) Per un amante del depressive i Talv sono un gruppo da tenere davvero in considerazione. Questo one man project riassume un po’ tutti gli stilemi del sottogenere: copertine malinconiche e senza colore, un logo stupendo (un’altra micidiale opera di Christophe Szpajdel, autore anche del logo degli Emperor), ma soprattutto musica soffusa e allucinantemente dolorosa, che soffre e fa soffrire chi l’ascolta. Perché si, non è detto che si debba per forza stare bene o provare emozioni positive quando ci si approccia ad un genere. I Talv sono un concentrato di ambient e cantato sofferto, un tripudio di sofferenza mista a struggimento e rassegnazione. I tempi lunghi su cui lentamente si trascinano le tracce suggeriscono un malessere sottostante, un mal di vivere che però non deve essere per forza associato ad un qualcosa di involontario. Perché se si spoglia un individuo di tutto il suo avere si torna irrimediabilmente all’essenza dello spirito, al primordiale. Come un corpo agonizzante che completamente scarnificato della propria pelle soffre anche solo per il contatto con l’aria. Però è da queste situazioni che si riparte per ridefinirsi. Una musica molto più profonda di come già si mostra. Abissali.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10