(Ektro Records) Io non oso neppure immaginare cosa abbia spinto un gruppo attivo dal 1988 a produrre proprio ora il suo primo album, per giunta composto da soli cinque pezzi. Aspettarsi molto in questi casi è un eufemismo, ma diciamo che qui si parla probabilmente solo agli addetti ai lavori, a quella manciata di ascoltatori fuori dalla patria Finlandia che conoscono il quintetto. Diciamo che “Madhouse” sarebbe un buon album se fosse stato il debutto di una band emergente, ma qui io non ho trovato nulla di eclatante. Dietro un rock pesante, massiccio e un po’ psichedelico e pazzo fatto di urletti, risatine schizzate e suoni sintetici io non ho trovato molto. Le strutture canzoni sono piuttosto convenzionali, così come i suoni di chitarra e basso. Le tematiche trattate? Quanto di più normale ci possa essere, a discapito dello spirito libertino e alternativo evidentemente ostentato dal gruppo fin dalla copertina. Ripeto, un’uscita per gli addetti ai lavori, per il resto del mondo è un’uscita evitabile.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 5/10