(Vendetta Records) Un’intro forse sin troppo lunga fatta di arpeggi dal retrogusto celtico e cantate femminili apre al secondo lavoro del duo francese denominato Loth. Un esperimento sonoro, almeno inizialmente, evoluto poi in un qualcosa di più complesso e ben più concreto di una semplice idea. Ecco quindi un lavoro di quattro tracce, intro compresa, complesse e molto elaborate, per nulla facili inizialmente all’ascolto. “Mourir À Metz” parte come una canzone black potente e tirata, veramente vecchio stile. Poi, durante i suoi quattordici e rotti minuti di durata, accade un po’ di tutto: suoni di un temporale, intermezzi acustici atmosferici, sfuriate black… Insomma, un azzardo piuttosto alto me che in definitiva da veramente delle soddisfazioni all’ascoltatore, completamente costretto al giogo dei continui cambi di atmosfera del combo. Un disco non facile ripeto, ma che trova il colpo vincente nel suo perfetto equilibrio tra genio sregolato e intuito compositivo. Tracce evocative che in brevi tratti diventano quasi composizioni cacofoniche: non mi vengono in mente al momento altri esempi simili.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10