(Autoproduzione) Sono tornati. E non si tratta di uno scherzo. Anzi, c’è poco da ridere. Si avvicina il giorno dell’apocalisse. Il giorno della pubblicazione di questo EP. La fine. Totale annientamento. Morte e distruzione. Il ritorno dei maestri del thrash italiano. Line up rinnovata. Ispirazione rinnovata. Idee fresche. Sound sempre più malato. Innovativi come lo furono nel lontano 1991 con il mitico “Poetical Freakscream”. Quattro canzoni. Veni minuti di ansia, sconvolgimento mentale. Il sound dei Voivod rivisitato, torturato, si trasforma, e raggiunge nuovi livelli. Grazie anche all’amicizia tra le due band (il nuovo logo è stato disegnato da Away dei Voivod).  I pezzi proposti sono letali. “Lost In Space”, con il suo suono astrale, un suono che ricorda il vuoto, ma anche una inquietante assalto di insetti assetati di sangue, che devastano la vita, erodono la terra, delle locuste spaziali la cui unica ragione di vita è la morte. Un pezzo che unisce tratti epici, istanti da incubo, ed evoluzioni sonore assolutamente epiche. “Cyrus Cylinder”, con il suo riff principale che disperde l’ascoltatore in un caleidoscopio di sensazioni assurde, una mescola di radici classiche diluita in sonorità post moderne. “Kolkata Bazar” è il pezzo più simile al passato artistico della band, anche se non mancano quegli ingredienti che la fanno suonare estremamente avanzata; il groove della parte finale del pezzo è semplicemente avvincente, sconvolgente. “The Ultimate Pilgrimage” è un brano complesso, che evolve in molteplici direzioni, dove ancora una volta la tecnica di questi artisti risulta particolarmente eccelsa. Un disco mixato in maniera intelligente, dove ogni strumento è perfettamente equilibrato, chiaro, diretto. Drumming poderoso. Linee di basso contorte. Chitarre al limite della comprensione umana. La voce di Steo Zapp che rimane schizoide, perversa. Il sibilo di un serpente mortale che si insinua tra le complesse strutture acustiche. Sempre Steo Zapp, alla voce. E sempre C.C. Muz alla chitarra. Sempre loro. Loro sono le menti dietro questo contorto progetto Italiano. Loro erano le menti contorte dietro “Poetical Freakscream”. E sempre loro sono i geni che sono riusciti a produrre questa cometa di suoni alterati. Gli anni di silenzio non hanno intaccato il loro stile, la loro creatività. E’ semplicemente arrivato il momento di dimostrare chi sa scrivere musica: la scena stava soffrendo. E questa è la cura. L’ultimo antidoto. O forse l’ultimo anestetico. Un potente siero che rapisce la mente, lasciando tracce indelebili. Successe con “Poetical Freakscream”. Succede di nuovo con “The Infinite Jest”. La storia si ripete. Lo scherzo bestiale continua. All’infinito.

(Luca Zakk) Voto: 8/10