(I, Voidhanger Records) Secondo lavoro per la misteriosa one man band francese, album che fa seguito al valido “Mystic Echo From A Funeral Dimension” (recensione qui) risalente al 2017. Ancora una volta un album di black fumoso, di matrice francese, con belle influenze post. Ancora una volta un album oppressivo e ricco di violenza. Ma questo “Pandaemorthium…” oltre ai riff occulti, potenti… oltre alle vocals sepolcrali, offre molta melodia grazie ad una chitarra usata con intelligenza e fantasia. Il riffing ama essere coinvolgente, quindi non siamo davanti ad un massacro di blast beats confusi dall’atmosfera soffocante, anzi, spesso le canzoni -o parti di esse- sono dannatamente coinvolgenti anche se la loro complessità ne rende difficile la memorizzazione. “Rotting Way Of Damnation” è immediatamente un esempio di cosa sa offrire la mente di Asthâghul, l’artista nascosto dietro questo moniker. “Abyssus Caliginum” è complessa: velocità estreme, mid tempo, atmosfera, sciamanismo… e si nota un ottimo lavoro con la batteria. Occulta e provocante “Lord Of The Closed Eyes”, molto melodica e curata “Breath Of The Silent Shape”, negazione di ogni forma di vita con “Prison Of Flesh”. “Nocturle Ars Fh’a” è ottimo black metal, il quale diventa in qualche modo post/avantgarde con “Sepulcrum Miseriæ”. Lacerante “The Holocaust Of Fire In The Temple Of The Red Oracle”, soffocante ma suggestiva “Shaôg Ög Magthôth”, prima della malvagia e conclusiva “The Last Judgment”, brano che guarda con creatività ad un death/thrash metal molto catchy. Un album molto ben fatto: un assalto frontale che cattura e trascina senza pietà nel vuoto assoluto, nel nichilismo totale, in un contesto apocalittico privo di speranza, lontano da ogni forma di luce. Esaltazioni bibliche degenerate in mostruosità Lovecraftiane offerte con un forte misticismo, una palese attrazione per l’orrore, per potenti culti antichi, per il caos assoluto.

(Luca Zakk) Voto: 8/10