(Avantgarde Music) Settimo (ottavo se consideriamo il demo di debutto del 1998) sigillo per l’industrial black metal band svizzera. Caratterizzata da lunghe pause e momenti molto produttivi, la band -a dire il vero- sfrutta l’industrial come solo una componente dell’ampio spettro cromatico oscuro rivelato da dai suoni generati dal duo. C’è tanta violenza, tanta oscurità, ma anche melodia, armonia… fino a destabilizzazioni post industriali. Un aggiornamento della line up, che ora comprende la tastierista Lady Kaos, ha portato ad un livello sonoro ancor più sublime, più intenso, e pure più variegato. Crudele e priva di respiro la opener “La porte du chaos”. Sarà il cantato in francese, sarà la devastazione industrial, saranno le aggiunte atmosferiche di origine cosmica, ma il sound dei Borgne guadagna molto feeling proveniente dal black moderno francese. Oscurità e violenza con “Peu importe si elle m’aura aveuglé”. Lenta ma dispersa negli inferi più profondi “Un temps périt“. Meravigliosa “Comme si ça s’arrêtera… / Stone”, brano che intensifica la componente industrial specialmente a livello ritmico, sfiorando un incrocio tra Akitsa e Mysticum. Traccie di depressivo ambientale con il doppio brano “I tear apart my blackened wings pt.1”/”I tear apart my blackened wings pt.2 / Sun”, furia disumana con “Mis à mort, Mis à nu”. Intricati percorsi rinchiusi tra parentesi di infinito, parentesi oggetto di un odio violento che mira alla loro distruzione. Un inno di libertà black, di ribellione e di furia demoniaca, fredda, strana, tormentata e pericolosamente instabile.

(Luca Zakk) Voto: 8/10

(Avantgarde Music) 8 non è soltanto un numero, 8 è anche il simbolo dell’infinito, come in questo caso l’infinito chiuso tra parentesi. 8 è anche una parola, una parola di odio per rompere tutte le parentesi. “[∞]” è l’ottavo album di Borgne, realtà black metal svizzera concepita e curata da Bornyhake, voce, batteria e chitarra, affiancato solo di recente da Lady Kaos, tastiere. Otto le canzoni, ovviamente, cantate in francese e inglese, nelle quali regna l’oscurità e il caos. Il black di Borgne è pesante, colmo di una massa critica che tende all’industrial per alcune cesellature dei synth sempre presenti e a volte al limite dell’udibile in alcune tracce, ma tali da inguainare il riffing e concedergli un taglio desueto. La profonda freddezza di “[∞]” è impressionante, anche quando i toni si abbassano, divenendo comunque duramente solenni e lenti, come in “Un Temps Périt”. “I Tear Apart My Blackened Wings pt.1” è un low tempo funereo e nella sua frazione finale emergono le atmosfere fosche dei Tiamat di un tempo, ma rese più oscure e profonde. Un momento supremo che nella seconda parte viene polverizzato da un black metal dannatamente violento, con chiusura del pezzo in maniera elegiaca. Poco oltre un’ora di musica di devastazione, pestilenza, di realtà infernali, di incubi che prendono una forma. Bornyhake arriva al suo massimo, lasciando senza respiro l’ascoltatore e manifestando un black metal canonico nelle strutture, ma evoluto e studiato nella sua forma finale. “Chuter”, cioè ‘calare’, “cascare”, effettivamente cala il sipario su questo spettacolo con i synth spirituali e ambient dei Lady Kaos, accompagnati da un’acustica malinconica e reiterante. Anche il voto è da 8.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10