(Massacre) Tommy “T.Baron” Vetterli, chitarra dei Coroner e anche con i Kreator, icona del metal e produttore dell’album. Poi lei, Nina Treml in Vetterli, cantante, basso, compagna della suddetta icona e con loro Diego Rapacchietti, batterista e presente nell’ultima incarnazione dei Coroner. Il trio svizzero ritorna dunque come prima, cioè come all’epoca dell’album “Torque” del 2012 e soprattutto con un metal che sembra derivato dal grunge, dall’hard rock, comunque votato a suoni forti, ma a linee melodiche e strutturali non principalmente metal. “Machine” è un album pulito, ordinato, Nina è l’elemento estetico con la sua voce, la variabile meno prevedibile negli svizzeri. Il guitarworking ha una vena di groove, è intenso, spesso roboante, quasi a riempire ogni spazio nei brani, con un drumming essenzialmente possente nei colpi, degnamente capace di fornire un arrangiamento adatto alle situazioni. Gli stacchi che formano un assolo in “Who Am I” sono l’apice di questo modo di contribuire al songwriting. “Machine” presenta canzoni anche immediate, di certo ve ne sono due a spiccare abbondantemente sulle altre: una è “Métamorphose”, cantata in francese, l’altra è “Loaded Gun”, lenta all’inizio, poi scatena qualcosa, dà sfogo, la voce è più vibrante rispetto al resto dell’album con punte di soul e con pause in successione. Brano superlativo. Anche “Little Birth of Death” e la title track meritano una menzione, pur dimostrandosi dei brani non differenti dagli altri. Melodie e qualche soluzione improvvisa creano sempre un effetto positivo, tuttavia le canzoni si assestano quasi tutte sugli oltre quattro minuti e mezzo, segno che c’è stata una schematizzazione senziente dei pezzi. Ecco, forse manca solo qualcosa di più emozionale a questo album comunque gradevole.

(Alberto Vitale) voto: 7/10