(Areasonica Rec.) I cimbri sono un popolo di origini poco chiare che abitò il nord dell’Europa, la zona tra l’attuale Germania e la Scandinavia, nell’età del ferro. La cultura di questa antica popolazione è l’ispirazione dei veneti Balt Hüttar, ad essa si aggiunge l’istinto musicale di natura folklorico-popolare nella sua visione più ampia. La canzone “Trink Bain, Trink” ad esempio presenta il linguaggio folklorico nella sua dimensione vicina a tante culture e non solo cimbra o veneta che possa essere. A tutto ciò si aggiunge la visione metal insita nei riff poderosi, in alcuni morbidi blast beat o comunque in pattern ritmici svelti. Equiparando strumenti popolari, come organetto, cornamusa e fisarmonica ad esempio, all’elettricità della chitarra e del basso, ecco che la band conia uno stile perfettamente heavy che si inserisce in tematiche arcaiche e melodie di stampo popolare. “Trinkh Met Miar” è vivace, cantato in più lingue, compreso l’italiano e con voce femminile che si affianca a più riprese a quella maschile, non lontano dalle soluzioni del folk metal più conosciuto (Eluveitie della prima ora, Korpiklaani, Furor Gallico per esempio). Tuttavia l’impressione più nitida offerta dall’album, è quella genuina atmosfera nei pezzi che sembrano essere il risultato di un retaggio popolare e anche nostrano. La band infatti ha immaginato i propri testi come il racconto di una festa popolare che si svolge tra danze, musica, gioia e riflessione. Anche un argomento più storicamente vicino a noi che ai cimbri, come quello della guerra del 1915-18, diventa un motivo che acquisisce una dimensione universale e poeticamente struggente. Con i Balt Hüttar musica popolare e metal si fondono con allegria e uno spirito vivo.

(Alberto Vitale) voto: 8/10