(Napalm Records) Con un ulteriore cambio di vocalist, il settimo (in una carriera comunque ventennale), i Visions of Atlantis inseriscono in formazione la splendida Clémentine Delauney e, dopo un silenzio quinquennale rotto solo dall’EP di ri-registrazioni “Old Routes, new Waters”, danno in pasto ai fans il sesto album in studio. Siamo una spanna sopra le produzioni passate, ma che posso dirvi, a me il songwriting continua a sembrare abbastanza standard e mai davvero entusiasmante… Si apre con la titletrack, che a parte un discreto refrain onestamente appare un po’ sottotono; meglio la solare “Return to Lemuria”, dotata di un luccicante giro di keys. Inevitabili gli svolazzi orientaleggianti di “Book of Nature”, sembra quasi che oggi non si possa fare un disco gothic (o power/gothic, come in questo caso) senza inserire un brano su queste tonalità; i nostri riescono sempre bene con le ballad, stavolta in scaletta c’è la toccante “The last Home”. Con l’energia di “Dead Reckoning” e i toni leggeri ed easy di “Prayer to the Lost”, la scaletta è completa: non attendetevi meraviglie, ma gli appassionati non dovrebbero disdegnare “The Deep and the Dark”.

(René Urkus) Voto: 7/10