(Napalm Records) Ad alcuni continua a risultare inspiegabile il successo planetario dei Powerwolf: assieme a band come Sabaton o Alestorm, i tedeschi hanno preso un sotto-sotto-genere dell’heavy/power metal e ne hanno fatto la loro monotematica bandiera, riscuotendo consensi che forse (o almeno secondo una fetta del pubblico) vanno oltre le loro oggettive capacità. Seguo questi lupi mannari dagli inizi, quando erano un po’ più seri e la loro musica era oggettivamente innovativa; conservo dunque per loro una certa simpatia che spero mi permetterà di essere oggettivo… “The Sacrament of Sin”, il loro settimo full-length, è da subito al primo posto nelle classifiche tedesche. Il disco è naturalmente stracolmo di quei brani tipicamente Powerwolf che abbiamo già sentito mille volte, spesso caratterizzati dagli abusatissimi titoli a due termini: in scaletta ne conto almeno 5, vale a dire praticamente la metà del totale, ad esempio la opener “Fire & forgive”, “Nightside of Siberia”, “Venom o Venus”, e la conclusiva “Fist by Fist (Sacralize and strike”). C’è però, evidente, anche uno sforzo di non ripetersi (troppo) che va riconosciuto: il chorus dell’ironica “Demons are a Girl’s best Friend” è oggettivamente convincente; addirittura epica la power ballad “Where the wild Wolves have gone”, mentre la cupa “Stossgebet” gioca, almeno in principio, con atmosfere alla Rammstein. “Nighttime Rebel”, dal canto suo, abbandona quasi del tutto i toni horror e si attesta come un omaggio a sonorità eighties. Basta per l’acquisto? Direi di sì: “The Sacrament…” non è una copia carbone di ciò che i Powerwolf già ci hanno mostrato.

(René Urkus) Voto: 7/10