(Willowtip Records) E ridendo e scherzando, questi americani sono entrati nel terzo decennio di attività. Quattro album in carriera, tra qui questo appena sfornato. E in venti anni non son cambiati di una virgola. La parola d’ordine è solo una: brutal! Questo fanno i nostri, un death tecnicamente ineccepibile e tremendamente violento e malsano. La batteria è inarrestabile, i ritmi forsennati, i cambi di tempo furiosamente impetuosi nel loro susseguirsi. Ora, per poter apprezzare un’uscita di questa caratura bisognerebbe fare tutto un bel discorsetto su quanto il brutal sia stato denigrato, in passato come al giorno d’oggi, e di come parallelamente questa sia una musica importantissima per le influenze e gli strascichi lasciati come input al panorama musicale. Mi limiterò invece a dire che il brutal merita a prescindere, perché ha tutto quello che l’estremo può dare, inclusa la mancanza di freddezza che è tipica del death e di certe sonorità moderne. Non solo questo album vale ogni secondo dell’ascolto, ma deve servire anche come promemoria su cosa sia davvero la musica veramente estrema. Non me ne vogliano gli amanti di nu metal e compagnia bella, ma la brutalità è esclusiva di gruppi di questa risma. E la brutalità non si impara, la si vive. Punto.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10