(Iron Bonehead) Dai sobborghi di Detroit emerge, al debutto, questo purulento concentrato di malvagità rigorosamente in bianco e nero, in totale atteggiamento di controtendenza, di rifiuto della modernità, di menefreghismo spietato, il tutto riversato in mini-album di pura antichità sonora. Black metal primordiale. Diretto. Sputato in faccia. Linee vocali che faticano ad essere definite growl o scream… perché ‘all’epoca’ non si erano ancora ‘evolute’ alle estremità stilistiche che tutti noi oggi conosciamo: siamo a livelli di pura storia del black… Master’s Hammer, primi Bathory, vecchi Mayhem. L’incompatibilità epocale, tuttavia, non è un contro.. anzi! Il quartetto americano sa bene cosa sta facendo e riesce a farlo molto bene, esaltando i concetti raw, senza però risultare banali: i 25 minuti (6 brani) sono ben strutturati, deliziosamente malvagi, pregni di odio, inneggianti alla negazione della luce. Travolgente e inarrestabile “Eternally Scarred”: e con un feeling che nei tempi moderni ho trovato solo nei Siculicidium. Old school, con un tocco rituale in “Lost in the Catacombs”. Macilento mid tempo con “Sands of Time”, tra i brani più irresistibili del mini. Letale, lenta e minacciosa “Great Cataclysm”. Tirata e rumorosa “Prophets of Madness” prima della conclusiva e bellicosa “Taste the Demon Seed”. Un concentrato di pura perversione. Odio e male in dosi marziali. Deviazione infinita. Su CD, e ‘religiosamente’ anche su Cassetta!

(Luca Zakk) Voto: 7/10