(Pest Records) A tre anni di distanza dal precedente “Anthology Of The East”, si ripresentano sulle scene gli olandesi Tragacanth con la seconda prova in studio sotto l’egida dell’etichetta rumena Pest Records. Se nell’album di debutto ad essere esplorate dai nostri sono state le religioni del Medio Oriente e la mitologia babilonese (come lascia intendere il titolo), in questo “The Journey Of A Man” troviamo come protagonisti gli antichi greci. I quattro musicisti di Utrecht si cimentano con un blackened death metal dalle tinte molto sinfoniche ed orchestrali, nel quale non mancano parentesi dedicate ai puri tecnicismi strumentali. La componente estrema non è comunque messa in seconda piano ed emerge grazie ad accelerazioni in blast beat a metà tra il death ed il black metal, accompagnate dalla voce di Terry Stooker che alterna sezioni in scream ad altre in growl. Lodevole il lustro dato al basso che, al contrario di molti altri casi, svolge un ruolo di accompagnamento importante, emergendo come protagonista in molte circostanze. L’album si apre con “Survival: Stagnate Reality” nella quale un arpeggio acustico dal gusto medioorientale sfuma presto, lasciandoci in balia di riff aggressivi e monolitici; i continui cambi di tempo della sezione ritmica contribuiscono poi a rendere il brano abbastanza dinamico ed articolato. L’apertura della successiva “Denial: They Are Mistaken” è affidata, come anticipato in precedenza, al basso di Erik Brouwer che manterrà la sua presenza costante in un brano nel quale sono alternate sezioni più lente e sinfoniche ad altre che rimandano ai toni apocalittici dei Behemoth di “Satanica”. Più diretta e aggressiva “Anger: Kitrine Chole” alla quale segue “Depression: Waning Light”, brano dal minutaggio importante e decisamente articolato dal punto di vista del songwriting. Degna d’attenzione “Bargaining: Will You Answer Me?”, brano d’impatto che lascia senza fiato l’ascoltatore come di fronte ad un fiume in piena. Questo pezzo, come anche il conclusivo “Death: Journey’s End”, è poi la dimostrazione che, se limitassero l’uso di forzature orchestrali spesso fuori luogo, i Tragacanth avrebbero davvero i numeri per emergere dal calderone del death metal europeo. Buono anche il lavoro svolto in fase di produzione e mixing, che ci restituisce suoni decisamente potenti e ben definiti. In conclusione, questo “The Journey Of A Man” mostra tutto il potenziale di una band che, se avrà il coraggio di eliminare elementi dalla sua proposta piuttosto che aggiungerne, riuscirà a regalarci altre soddisfazioni in futuro.

(Davide Galli) Voto: 7,5/10