(Century Media) Voivod. Allo stesso tempo un essere alieno, una band canadese e si, persino un genere musicale. Perché forse se i Voivod sono quello che sono ora nel 2018, a distanza di 34 anni dal primo vagito, si può tirare le fila del discorso… e affermare che i Voivod sono in un mondo a parte. E soprattutto, sono un’entità che ha saputo reinventarsi e sopravvivere a cambi di stile e sfortunate necessità di cambiare formazione. Erano 5 anni che non usciva nulla dei ragazzi, a parte una serie di EP che comunque avevano una serie di contenuti molto interessanti. Con “Infini” del 2009 si poteva già intuire un piccolo cambiamento nella band, una debole sterzata che cominciò ad allontanare i nostri dalle sonorità più progressive che li aveva caratterizzati nelle ultime pubblicazioni. Con “Target Earth” si era tornati appunto verso sonorità più terrene e con “The Wake” si è optato per la continuità. Suoni spaziali aprono a “Obsolete Beings”, una traccia che inizialmente sembra piuttosto piatta, ma che dopo neanche un minuto ci restituisce i canadesi che abbiamo imparato ad amare, con i loro controtempi e le complesse ritmiche in continuo mutamento. Si respira un’aria vintage nelle registrazioni dei Voivod, un qualcosa che riporta a tempi in cui contavano i live, la musica suonata su piccoli palchi bui, col pubblico a tirarti giù oltre le transenne. “The End Of Domancy” è pesante e polverosa, una sorta di doom sincopato in salsa Voivod. “Orb Confusion” è una scanzonata rock song da birra in mano, mentre la seconda parte dell’album è decisamente più pesante e orientata al metal propriamente detto. Un disco vario e sicuramente al passo coi tempi, un susseguirsi di suggestioni e reminiscenze che confermano una band geniale come poche altre ne sono esistite. Una assoluta prova di forza, come se ce ne fosse stato il bisogno…

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9,5/10