(Iron Shield) Fin dalla discutibile copertina sono rimasto colpito dal debut dei Dungeon Wolf, trio della Florida che propone un us metal generoso ma, onestamente, a tratti improponibile. I nostri si lanciano con una passione quasi controproducente nella composizione di otto brani decisamente peculiari nella riuscita… “Hidden Dreams”, con le sue trame chitarristiche arzigogolate, a tratti tinte di prog, mostra soprattutto le asperità del cantato di Deryck Heignum, che talora si esibisce in falsetti spiazzanti. In generale il brano sembra cambiare direzione così tante volte da non avere particolare unità… chitarre aspre, a tratti quasi dissonanti, nella disordinata “Last alive”, pure condizionata da una prestazione sgraziata di Deryck. Anche nella titletrack l’assolo è così ‘affilato’ da essere disturbante, e appare una divagazione troppo lunga nell’economia del brano. “Boarderlands” è finalmente una canzone, e anche dotata di un certo afflato epico, oserei dire alla Cirith Ungol; ma subito dopo “While the Gods laugh” suona di nuovo sconclusionata, sia nell’alternanza di clean e growl vocals, sia nelle incessanti chitarre che frastornano l’ascoltatore. Accettabile “Dark Child”, ancora us heavy/prog fatto di passaggi complicati; le oscure “Worker Metal Might” e “Lord of endless Night”, costruite sulle stesse coordinate delle prime canzoni, non possono certo cambiare la situazione. Il fatto di credere in ciò che si fa stavolta, purtroppo, non è sufficiente: non mi sentirei di consigliare i Dungeon Wolf ai defenders lì fuori.

(René Urkus) Voto: 5/10