(autoprodotto) La musica per me è onnipresente. Non a caso ritengo che la musica sia la colonna sonora della vita e, fintantoché c’è vita… la soundtrack deve suonare, altrimenti il film per quanto bello o brutto che sia, finisce per risultare sicuramente palloso. La mia dedizione alla musica mi riempie il tempo: dischi, testi, interviste, viaggi, foto, concerti. Poi ti capita quel sabato sera libero… in verità avrei avuto tre concerti in contemporanea in tre location diverse… ma alcune (rare) volte vincono stanchezza, impegni o semplicemente una necessità di tranquillità. In serate del genere, quelle serate che non trascorro in compagnia di un disco, quelle serate nelle quali l’attrazione per un film in TV è paragonabile a quella per una gastroscopia, l’unica soluzione è uscire. Finisco in un pub, in compagnia, con l’unico desiderio di sorseggiare qualcosa, vedere qualche amico e non dover pensare troppo. Ma la musica è onnipresente e in questo pub ci sono delle band che suonano! Il cartellone parla di cover band, genere punk. La cosa mi attrae poco, certo, molto di più della gastroscopia, ma comunque ancora abbastanza poco. Per fortuna in un pub la musica è sempre un’ottima compagnia, è bello sentire qualcosa conversando con qualcuno, bevendo qualcosa. Riesco a intuire che le band sono due: questa cover band come ‘headliner’ (parolone, eh?) ed un’altra band con all’attivo un EP uscito diverso tempo fa, la quale apparentemente fa roba propria. Questi ultimi salgono sul palco ed iniziano a fare un casino infernale! Suonano maledettamente bene, scherzano, sono ironici e nonostante la giovanissima età (ovvero una ipotetica poca esperienza) la gestione del palco è bella e sopratutto molto, molto divertente! Si scambiano battute. Si prendono in giro. Parlano con il pubblico il giusto, senza risultare mai impacciati, senza mai togliere tempo alla musica. Si muovono bene, si nota che non sono quattro improvvisati che salgono su un palco, bensì quattro musicisti con una visione che va ben oltre il saper mettere insieme quattro accordi e due strofe. Noto linee di basso calde. Percepisco molta melodia, specialmente affidata alla chitarra solista (elemento assolutamente non ovvio nel genere). Il front man è un pazzo scatenato dalla capigliatura colorata che aggiunge sostanza al concetto di “andare a vedere un concerto” (attenzione: VEDERE, non acoltare!). Dopo l’esibizione mi avvicino a questo devastato con meno della metà dei miei anni, mi presento e dichiaro: “è assurdo che una band che fa roba propria, debba aprire per una… cover band!”. Lui con estrema professionalità sdrammatizza, ringrazia e dimostra il suo piacere di suonare sempre e ovunque, cosa necessaria se vuoi fare conoscere la tua arte. Intanto sta suonando la cover band: io lascio il mio tavolo, esco… torno dopo qualche minuto e mi trovo una copia di “Endless Habits” sul tavolo. Per me. Guardo questo ragazzo dai capelli colorati e vedo una sincera passione per questo progetto di punk melodico e, in qualche modo, progressivo. “Endless Habits” è un EP di 16 minuti. Cinque canzoni più una outro. Siamo in territori punk, vagamente ispirati a Green Day, Blink 182 e Offspring. Ma queste sono solo le basi, perché ogni brano ha un testo tutt’altro che banale, ovviamente con la spensieratezza ribelle del genere, ma sicuramente lontano dai soliti due versi ed un ritornello. Musicalmente, invece, questo punk ha iniezioni rock, divagazioni ska ed una generale resa che si traduce con l’unica definizione necessaria: irresistibile! “Sweeping Ground” apre grintosa e veloce; la voce scazzata di Pablo è perfetta per il genere, per un brano molto corale con dettagli di chitarra solista veramente coinvolgenti. “With Us” è bella, ancora una volta melodica e molto ‘Offspring’. “Dumb” è svogliata, mediamente arrabbiata, con un drumming creativo e dotata di un ritornello poderoso, sbandato, ribelle ma decisamente efficace. “Spoof” è nervosa, fuori di testa, con un testo cacciato dentro la musica a calci, mentre la chitarra spara accenti divertenti inseguendo rocambolescamente la voce. Anche “Best As The Last One” è rocambolesca, ma più casinista e originale, grazie a quella geniale divagazione in contro-tempo, marcatamente ska che rende tutto ancor più eccitante, svogliato, spiritoso. I Daily Crunch sono una band ancora poco conosciuta, probabilmente con visibilità poco più che locale, forse ancora uno svago dei componenti dopo scuola o dopo lavoro… stessa situazione di moltissime bands della storia, poi diventate grandi. Questi ragazzi ci credono, fanno sul serio e dimostrano la loro purezza, sincerità e fantasia, nonché abilità, sia sul palco che in studio di registrazione! Se vedete il loro nome sulla programmazione di qualche serata in qualche locale, non perdeteveli… e preparatevi per far lavorare intensamente il tizio dietro il bancone del bar!

(Luca Zakk) Voto: 8/10