(Minotauro Records) Quinto album per gli statunitensi Zero Down, band che vanta una certa esperienza avendo condiviso il palco con Accept, Micheal Schenker Group, Paul Di’Anno e Motley Crue tra gli altri. La prima cosa che salta all’occhio di questo lavoro è la copertina, ad opera del leggendario Ed Repka. Musicalmente, la band attinge moltissimo dal metal classico, con riffs corposi, chorus avvincenti e la voce di Mark “Hawk” Hawkinson ruvida e grintosa, ai limiti del punk. Il difetto principale dell’album è a mio avviso una certa ripetitività nel riffing, che nonostante sia coinvolgente e roccioso,a volte sa di già sentito sin da subito. La classe comunque non manca, e brani come la priestiana “High Priestess, spigolosa e melodica al punto giusto. La conclusiva “Horns” è un’altro highlight, grazie ad un riffing semplice e stoppato ed in grado di sprigionare un’energia inaudita. Un album potente e corposo che, nonostante una certa ripetitività si rivela ben composto e divertente, grazie al contrasto tra la voce grintosa e sguaiata e le chitarre rombanti nella miglior tradizione.

(Matteo Piotto) Voto: 6,5/10