(Heavy Metal Records) Si presentano come ‘fantasy metal’, ma come già dicevo presentando il debut “Midgard”, non aspettatevi i Rhapsody of Fire o i Fairyland: i milanesi Holy Shire propongono un sound molto diverso, in cui si miscelano influenze che vengono anche dal rock, e l’aspetto fantasy/gdr è più che altro limitato ai testi. Nonostante la intro “The Source” lasci presagire un disco fra folk e power, infatti, “Tarots” si orienta in realtà molto di più verso un power/prog all’italiana (primi Vision Divine, per capirci) con cori tipici del gothic e diversi cambiamenti di direzione. Molto vario anche il singolo “Danse Macabre”, dai toni fiabeschi e decadenti, ma anche fornito di una breve citazione di “Don’t let me be misunderstood” nella versione dei Santa Esmeralda, nonché di qualche verso in italiano. “Princess Aries” è prog metal praticamente puro; affascinante “Ludwig”, brano in crescendo animato da belle melodie di flauto e da un finale quasi alla Pink Floyd! Teatrale e profondamente gotica “At the Mountains of Madness”, e in ambito gothic colloco anche la lunga “Inferno”, multicolore e sfaccettata. La conclusiva “The Lake” è un gothic quasi operistico, fatto delle voci altissime di Aeon e di un crescendo finale di strumenti. Il rischio di essere un po’ dispersivi non è del tutto eluso, ma “The legendary…” è certamente più focalizzato e convincente del suo predecessore.

(René Urkus) Voto: 7/10