(Wolfspell Records) Un album che non è né carne e né pesce, pur tuttavia è proprio questo aspetto la sua forza. Gli Höstblod si muovono tra neo-folk, black metal e depressive rock. Una sorta di espressione della quiete, sistematicamente aggredita da impennate tragiche e tempestose. “Mörkrets Intåg” è una raffinata schizofrenia e forse dispersiva per l’ascoltatore, piombandolo pian piano in una landa remota, popolata da atmosfere e creature. Un brusco passaggio da sogni a incubi. L’album è una riflessione profonda, corredata da melodie forse vacue, forse tristi, certamente strane. Le parti folk e rock sono stranianti, sono quelle atmosfere che pulsano di anima, grazie anche all’uso di strumenti non canonicamente rock. Le fasi black metal, mai davvero estreme, sono certamente uno scossone in questo territorio grigio e lontano. Si alternano comunque con una certa magia con il resto, tanto da rendere l’album alla lunga una sorta di progressive. Non nel senso classico del termine, ma per concezione, per divenire dei pezzi, oltre per l’uso di archi e strumenti tradizionali. L’opener che prende il nome della band, ha un’atmosfera tipo ‘islandese’, leggasi Sigur Rós – la band però è svedese -, con impennata black metal e poi un intermezzo per introdurre la struggente e perfida “Mörkrets Intåg”, vera altalena di stile tra atmospheric black e rock di stampo psichedelico. “Tomheten Del” è divisa in due parti, di cui la prima è un’introduzione, mentre la seconda sviluppa le proprie tematiche con dettami sia metal che rock. “Tystnaden” è un’ombra. Tredici minuti dove tutte le etichette di stile lette fino ad ora in questo pezzo, si ripresentano con uno scorrere raffinato e altamente decadente. Un album profondo e popolato da zone d’ombra.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10