(Century Media) Farà sicuramente discutere la scelta di pubblicare un disco come “Shadow Work”, canto del cigno incompiuto del compianto Warrel Dane, morto d’infarto il 13 Dicembre 2017. Per alcuni questo disco andava pubblicato in tributo ad una delle voci più belle e personali della storia del metal. Altri invece vedranno questa operazione come un atto di sciacallaggio, un modo per spremere gli ultimi soldi da un artista prematuramente scomparso. Ma passiamo alla musica, che è meglio: nonostante sia un album incompleto (sarebbe dovuto durare 80 minuti, contro i 40 effettivi) ed il mixaggio della voce non fosse quello definitivo, “Shadow Work” contiene brani di ottima fattura. La band brasiliana che supporta il singer americano se la cava egregiamente, pur non arrivando alla genialità dei Nevermore, e Warrel riesce ad esprimere al meglio le varie sfaccettature del suo stile unico. “Madame Satan” è molto aggressiva, thrash moderno dove un incazzatissimo Dane sfoggia addirittura un inedito growl. “The Hanging Garden” è pesantissima, molto vicina ai Nevermore di “Dead Heart, In A Dead World”. Il Warrel più intimista ed oscuro lo troviamo nella semi ballad “Rain”, paradossalmente impreziosita dal rough mix della voce, che risulta meno nitida ma anche più oscura e disperata. Estremamente variegata la conclusiva “Mother Is The Word For God”, che si snoda tra orchestrazioni e chitarre acustiche, prima di esplodere in un riffing potente e contorto. L’ultima testimonianza di un artista che avrebbe avuto ancora molto da offrire musicalmente, ma che problemi di salute e dipendenze varie lo hanno portato via troppo presto.

(Matteo Piotto) Voto: s.v.