(Transcending Obscurity Rec.) Sentire Paul Speckman che apre l’album come se fosse Lemmy, è veramente galvanizzante. La title track e opener infatti esordisce con l’attempato bassista e cantante, urlare proprio «Vindictive Miscreant» e poi essere seguito da tutti gli strumenti, come se i Master suonassero proprio alla Motörhead. Un riff corrosivo e travolgente quanto una locomotiva, un asse ritmico esplosivo, il tutto diventa un dannato e asciutto death metal di carattere old style e con un’estrazione punk. Il riffing è chiaro, imponente, con zone torbide ma sempre diretto. In “The Inner Strength of the Demon” i Master sparano fuori un qualcosa non dissimile a un riff portante di fattura Black Sabbath, per poi accelerare in un detah metal mostruosamente cattivo. Un album dei Master che non propone novità, concedendosi semplicemente tre quarti d’ora d’adrenalina, scanditi da una batteria che avanza picchiando forsennatamente. Speckmann, voce e basso, ex di Abomination, Krabathor e Death Strike, propone la stessa formula di sempre: death metal lanciato con tratti marchiati dal punk e comunque privo di orpelli. Questo quattordicesimo album è un atto sonoro spartano, d’impatto e fa leva su una forza sfacciata.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10