(autoprodotto) Secondo lavoro per la one man band svedese (qui la recensione del debutto). Il black feroce intensifica la componente ‘symphonic’, avvicinandosi in modo deciso a bands come i vecchi Dimmu Borgir o i mitici Old Man’s Child, senza dimenticare un cenno ai Naglfar. Nove tracce, tutte molto ben composte, le quali confermano l’ottima fantasia e la creatività del mastermind Somath, che questa volta si fa aiutare da Tim Nordstedt (dei C.U.N.T.) per alcune percussioni con le ossa, scacciapensieri e corno (e pure il disegno dell’artwork!). Brani intensi, ricchi di crescendo, perfetto mix di ritmiche, melodie di chitarra, fraseggi di tastiere e singinig perverso: “Klätt i frostens nålar” risulta subito irresistibile con il suo gusto marcatamente epico. Più contorta e feroce “Höstens erövring”, decisamente teatrale “Benrangelsmannen”, graffiante “Time for the Ages”, mentre “Naturen ensam rår” è tagliente, vagamente gloriosa e remotamente ispirata a idee folk dei Windir, esattamente come la seguente “Slaget vid Öland”. Molto melodica, con una decadenza epica “Ande herren” prima della conclusiva “Begravd”, canzone che evidenza idee virtuose sia con le chitarre che le tastiere. Disco efficace, brillante: un black aggressivo ma mai troppo oscuro grazie ad un legame inscindibile con delle radici deliziosamente folk.

(Luca Zakk) Voto: 8/10