(Andromeda Relix) La storia dei Fist Of Rage è semplice e forse non diversa da quella di tante altre band. Musicisti, del nord-est d’Italia. suonano cover di pezzi hard rock di band famose, poi arriva il passo importante, quello di incidere un album, “Iterations of Reality” nel 2010 sempre per Andromeda Relix. A quel punto inizia una nuova fase e non meno difficile, cioè promuovere il full length, farsi conoscere e avere qualche opportunità non trascurabile, come aprire a Kee Marcello, Ian Paice, L.A. Guns e Eric Martin. Sono occasioni che contano, quelle da raccontare in giro e in futuro, quelle che ti fanno sentire parte di una storia, quella dell’hard rock che i musicisti elencati, come molti altri, hanno contribuito a scrivere. Oggi è il momento di un nuovo album, sempre coordinato con atmosfere che pescano dal classico ma suonate con uno spirito moderno. Il classico ricorda ambientazioni stile Whitesnake e Dokken, qualcosa dei Judas Priest e sprazzi dei Deep Purple dei tardi settanta ma la lista potrebbe allungarsi, se non fosse che la band da anni ormai lavora sul proprio sound, costruendosi un rispettabile songwriting. Dieci canzoni in “Black Water”, tutte gradevoli e con episodi anche di livello. La seconda parte dell’album sembra, almeno alle orecchie di chi scrive, forse più elaborata rispetto alla prima, nel complesso però nessun episodio è stato sprecato dai Fist Of Rage. Anche l’inusuale “September Tears”, con l’aggiunta di voce femminile e un taglio di natura symphonic, riesce a creare un leggero contrasto nell’album, con una colorazione fosca ma soave nei toni.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10