(autoproduzione) Il disastro e la salvezza, per un mondo che è finito e per il quale i Forlorn Seas ne raccontano le vicende. Un mondo immaginario, post apocalittico, il suo passato, il come sarà il suo futuro, si dipanano in “Exodus”. La band padovana crea la propria narrativa musicale tra il post hardcore-metal e il progressive. Il tutto attraverso un suonare piuttosto ragionato. In genere le band dal carattere post e hardcore, tendono a gonfiare i suoni, a rendere il songwrtiting un continuo scatto di nervi, una polveriera. I Forlorn Seas sono invece inclini a smussare sia i suoni, con la produzione dell’album davvero buona, sia a rendere il songwriting pieno di velocità e cambi di atmosfere e ritmi, appunto attraverso un logico ordine e una pulizia esecutiva distintiva. Poche le melodie, tante le atmosfere, plasmate da una base ritmica ottimamente ipertrofica, un riffing che si spezzetta e ricompone e il cantato che è uno struggente harsh sottilmente urlato. “Exodus” possiede diverse sfaccettature. Presenta momenti fragorosi, marce potenti ma modulate e tagli improvvisi post rock, sottolineati da una elegante cucitura delle parti ritmiche. L’album non è comprensibile in modo pieno da subito, qualche ascolto continuato permette di svelare nella sua totalità rifiniture nell’arrangiamento e di valorizzarle. “Exodus” alle spalle ha il 2015, l’anno di nascita della band, un demo con due pezzi e un singolo del 2017. Poca roba, poco tempo trascorso eppure “Exodus” ci mostra all’improvviso una band interessante.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10