(Mighty Music) Continua il percorso dei norvegesi Dominanz. Dopo ormai dopo dieci anni di attività tornano con un terzo album, un album maligno, un album perverso, un album tagliente. Entrai in contatto con questa band a fine 2017, partecipando ad un loro concerto in una piccola venue Italiana (cosa che dimostrò la loro umiltà e voglia di farsi conoscere a tutti costi) e, ricordo ancora, lo spettacolo fu così intenso che me li immaginai collocati a livelli più alti, suonando in venue più grosse, qualcosa di più meritevole considerate le loro capacità, che ora vengono messe in evidenza anche grazie ad una label più visibile come la Mighty Music. Nonostante le apparenze e la provenienza, questa band non è esattamente black metal, ma nemmeno death… ed il miscuglio non ricade nemmeno nello scontato blackned death e tanto meno nell’industrial black, genere con il quale vengono talvolta etichettati. La loro musica è feroce ed efferata come il black, senza rispettarne tuttavia le regole generali; riescono ad essere violenti ma anche atmosferici, invadendo di continuo territori sonori, dai quali poi fuggire immediatamente rendendo difficoltosa un’inquadratura specifica. Ma questa instabilità, nel loro caso, non è sinonimo di mancanza di direzione stilistica o carenza di maturità artistica, anzi, si tratta piuttosto di una intelligente creatura musicale che stimola di continuo l’ascoltatore offrendo assoli, riff death, riff black, ed un altro vasto ventaglio di idee sempre compresse dentro un atteggiamento aggressivo e dannatamente oscuro. Inquietante prima, grintosa poi. la opener “Death is Watching You”, brano che da subito regala un blend di death/thrash in un contesto black, brano che sfocia verso un finale lento ed epico, altra rivelazione dello stile dei Dominanz. Oscura e ricca di tecnica “Lucifer”, brano dove una timida tastiera genera un aura pregna di perversione. Cinico il mid tempo funereo ma irrequieto della title track; altrettanto cinica e decisamente malvagia l’ottima “Code of Silence”, un brano che attinge da una radice alternative rock, portata poi all’estremo… per poi dare una parvenza industrial rimanendo tuttavia sfuggente e non abbandonarsi mai a tali sonorità, sviando quindi su direzioni epiche, gloriose a-là Dimmu Borgir, ma aggiungendo samples di voci confuse ed infantili che scatenano ansia e soffocamento. Pesante “Ruins of Destruction”, un brano che elargisce un black collocabile tra quello degli Immortal ed il symphonic, aggiungendoci tracce di post black ed un assolo molto accattivante. La successiva “Troops of Hell” segue le stesse orme, in un contesto più doomy, ricco di orrore, decadenza e senso teatrale. Irresistibili gli arpeggi dissonanti, cadenzati dal marziale mid tempo su “Born With Desires”: Epica “Echoes From the Moment of…”, introspettiva la conclusiva “Absence of the Sun”. Album intelligente, curato ed efficace. In apparenza un altro album di musica estrema dal nord, ma un ascolto più mirato, più attento, rivela che i Dominanz non sono una band qualsiasi, non sono “solo un’altra band”: danno vita ad idee idee, si distinguono per intraprendenza e coraggio. Chiaramente non hanno alcuna paura di mettere tutte queste doti insieme per dar vita ad un album feroce ma sicuramente ricco di fantasia.

(Luca Zakk) Voto: 8/10