(Blood Harvest) Nonostante i Crematory Stench siano americani, il loro death risulta molto imbastardito con il filone svedese del genere, quello degli Entombed per intenderci. La registrazione è piuttosto scurrile, rozza e degradata… adatta insomma al tipo di musica proposta. Il death qui suonato è dotato per la verità di quell’alone di primordialità che ti verrebbe da associare alle produzioni anni ’80, quelle che poi hanno definito i canoni del death prima dell’irrompere improvviso della melodia. Qui per fortuna ci si ferma prima e con una manciata di tracce si delinea un album dinamico e veloce, suonato e prodotto con professionalità senza per questo sconfinare nello stucchevole. Ancora una volta non abbiamo gruppi che rivoluzionano la musica, anzi. Tradizione sì, ma con il piglio e la dinamicità dei nostri giorni. Che dire, un bel disco di puro death svedese, senza altri aggettivi. E tanto basta per il sottoscritto.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10