(autoproduzione) Al terzo EP i Locus Animae, un formato dunque che accoglie bene le intenzioni della band. Rivolti al prog, i novaresi usano soluzioni folk, blackened, symphnonic e in forma maggiore anche rock. La prima e sincera impressione che ne arriva dall’ascolto, è che i Locus Animae un po’ rievochino quella buona e solida tradizione prog italiana. Tuttavia la band prende le proprie traiettorie avantgarde, con appunto l’uso del metal accentuandolo con un grosso lavoro vocale. Voce in scream e non solo, controbilanciata dall’ospite Vera Clinco, eccellente cantante che molti conosceranno per la sua appartenenza ai Caelestis. Difficile quanto pesino sull’economia del songwriting i passi metal, comunque apprezzabili, perché tra il lavoro clean e non di Gregory Sobrio, la soave voce della Clinco, oltre alle esecuzioni al violino di Marta Rampazzo degli Elchord, e i flauti e sortite acustiche varie, la band riesce a essere più completa e abile proprio nelle porzioni folk, rock e comunque non metal. Un’opinione, nulla più, che non vuole escludere l’omogeneità e scorrevolezza di “Luna”, un EP che si lascia raccontare. “Luna” tenta di descrivere i ricordi che riescono a ingabbiare e limitare le persone. Per quanto la band trovi lungo il cammino musicale e testuale, una sorta di messaggio fatto di speranza, il linguaggio concettuale dell’album è una carrellata di situazioni che provano le persone. Un lavoro si bello ma non facile e che se ascoltato, seguito nei suoi discorsi, molti troveranno in esso pezzi di vita. Attenzione, la band non vi curerà e forse non darà soluzioni o vere e proprie via di uscita. Questo sta a voi, certo, ma resta sempre a voi di capire il legame tra parole e musica.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10