(Name Music) Punk rock female fronted band norvegese che ha pubblicato questo secondo album lo scorso 8 marzo, festa della donna. La scatenata signorina che sta al microfono, una certa Ida Dorthea Horpestad, non è certamente la prima che passa e che si mette a gridare nel microfono! Anzi! Dorthea ha doti vocali intense, tanto che già su brani quali “Penger i madrassen“ si nota che qui siamo ben oltre il punk, ben oltre il rock… piuttosto nei territori di un heavy rock molto moderno espresso con rabbia, frustrazione ed una grinta senza limiti. I Blomst esaltano l’ascoltatore con questo ‘Blomst sport team’ … ma con ironia, tanto da avere un’immagine orrenda! Sono tutti intenzionalmente brutti, ben lontani da qualsivoglia canone estetico del rocker ‘bello e dannato’! I Blomst sono diretti, sinceri, poco formali, totalmente naturali: sembrano il tizio che ti porta il giornale, quello che viene a riparare la perdita nel bagno, il pusher del quartiere o quella tizia sottopagata che ti vende le sigarette con molta poca gentilezza giù alla stazione di servizio prima di uscire dalla città. Dieci brani intensi, incalzanti, grintosi, a tratti sporchi, spesso raffinati, sempre avvolgenti e catchy! Epica e schizoide “Noe å tro på”. Tetra e pesante “Penger i madrassen”. Sfacciata e maleducata “Oss Som Bare Drar”. Provocante e sensuale “Dø manns kyss”. Pulsazioni vintage con “Verste venner”. Autoironia. Grinta. Poche ciance e tanta potenza. Musica menefreghista, poco gentile espressa con sonorità luminose, brillanti, divertenti e festaiole. Con questi quattro pazzi dispersi su nell’Artico, il punk torna con prepotenza e si dimostra intenso, seppellendo qualsivoglia variante pop emersa nel corso degli anni. Con i Blomst il punk è tutt’altro che morto, anzi, è vivo, vegeto, rompicoglioni ed intenzionato a fare un bel po’ di casino!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10