(Ram it down Records) Nel database di MetalHead c’è “Aftermath”, il quinto album degli Axenstar, uscito nel 2011, ma manca il successivo, “Where Dreams are forgotten”, di tre anni dopo; se noi non abbiamo avuto continuità, non ne ha avuta troppa neanche la band svedese, che in quasi 20 anni di attività ha sempre pubblicato dischi senza cadenza precisa. “End of all Hope” è il settimo della lista di questa formazione comunque tenace e ortodossa. Con “Of Pain and Misery”, la opener, ritrovo la band dove la ricordavo: con un power metal molto fondato sulle tastiere, ipermelodico e ben interpretato dalla voce chiara di Magnus Winterwild. Nulla che faccia scendere le lacrime, ma se avete amato quella ‘seconda linea’ di band power scandinave come Celesty, Dreamtale, Altaria e compagnia, allora vi piaceranno anche gli Axenstar! Chitarre più corpose in “King of Fools”, mentre “A Moment in Time” assume ritmi e tempi più maestosi, concedendosi uno sviluppo che prevede break e ripartenza. Con il suo ritornello ‘Tonight’, “The dark Age” riecheggia un vecchio (e ottimo) brano della band, “The Burning” (da “The Inquisition”, del 2005, a giudizio di chi scrive la miglior prova degli scandinavi); “Honor and Victory”, dal canto suo, ha un refrain furbo molto Sonata Arctica. “My Kingdom come” è la più classica delle fughe in doppia cassa, si chiude con la lunga “Of Pain and Misery”, con un refrain chilometrico e cantabile. Un disco solido, talora anche vicino (come nel finale) a una certa maestosità prog, per chi ancora crede nel power metal. La copertina è nell’inconfondibile stile di Felipe Machado Franco.

(René Urkus) Voto: 7,5/10