(Argonauta Records) Ritorno sulle scene per Slow Order, band tricolore che si era messa in mostra nel panorama stoner grazie al debutto “Hidden Voices” del 2014 (recensione qui). A distanza di cinque anni, la formazione bolognese si ripresenta con questo lavoro che si differenzia dal precedente per via di un parziale allontanamento dalle sonorità stoner (comunque sempre presenti in maniera massiccia) in favore di uno stile più eclettico, che se da una parte snatura un po’ il sound originale, dall’altro lo arricchisce di groove e dinamicità. La title track apre l’album con lenti ed eterei arpeggi, che a breve vengono spazzati via da chitarre molto ruvide. “Kanavar” è a mio avviso l’highlight dell’album, tra ipnotici giochi ritmici tra basso e batteria, riffs granitici e potentissimi ed assoli lisergici e stralunati. “Starweed” è psichedelica e dalle chitarre vicine al folk. Grande pezzo e molto suggestivo. Un album destinato a dividere il pubblico. I puristi dello stoner storceranno in parte il naso. Personalmente trovo che “Eternal Fire” rappresenti una netta e piacevole crescita da parte di una band che, pur mantenendo ben riconoscibile il proprio stile, non intende fossilizzarsi dentro dei confini di genere prestabiliti.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10