(Season of Mist) Strani ed oscuri i danesi Heilung. Musicisti impegnati nel creare suoni sciamanici e ritualistici utilizzando cose naturali, come percussioni con ossa, rumori della natura -ad esempio l’acqua che scorre- oltre ad un intenso e spirituale range di voci corali appartenenti a riti arcani della tradizione nordica. I testi sono tratti dalle rune, in questo caso dall’antica poesia islandese: se con il debutto “Ofnir”, le tematiche furono tratte da iscrizioni su armi e corazze, con “Futha” viene esplorato il mondo femminile divino, con canti magici, incantesimi e benedizioni… tanto da portare la band a integrare maggiormente la componente vocale femminile. Per chi non conosce questo progetto, si potrebbe considerare una remota somiglianza ai Wardruna, per lo meno concettuale, solo che questi ultimi appaiono più musicali, mentre gli Heilung sono decisamente più orientati al puro rituale, alla ricerca storica, al punto che la loro musica non è definibile tale, piuttosto considerabile come una registrazione in presa diretta di riti arcani, oscuri, occulti ed infinitamente magici. L’ascolto di “Futha” sviluppa sensazioni mistiche, crea un viaggio attraverso il tempo, le tradizioni, le esperienze extrasensoriali, materializzando la percezione di una foresta, con la sua umidità, il vento, tutti gli odori, da quello del muschio a quello delle braci, nel bel mezzo dell’espressività religiosa di popoli antichissimi. Anche la ricerca del titolo dell’album non è lasciata al caso, in quanto “Futha” è una parola inscritta su una medaglia d’oro ritrovata in uno scavo in Svezia e datata attorno al 500-530 D.C. Alcune ricerche e studi hanno fatto risalire questa parola ed i suoi simboli runici all’organo genitale femminile, chiudendo il cerchio sull’intero concetto espresso da questa opera complessa, esaltante, ipnotica ed infinitamente ricca di storia e cultura.

(Luca Zakk) Voto: 9/10