(Redefining Darkness Records) Release un po’ datata (primavera 2018) ma che ha attratto la mia attenzione in seguito ad una nuova campagna promozionale. I Wesenwille sono un duo olandese composto da D.Schermann (anche con Grafjammer, Iron Harvest, Weltschmerz, Wrang, e pure ex live session per i francesi Nocturnal Depression) e R.Schmidt (Iron Harvest, Verval) il quale cerca, con un ottimo risultato, di allargare il black metal ad un limite più spinto, senza però ricadere nei cliché dell’avant-garde o del post black. I Wesenwille, infatti, con questo debutto danno vita a cinque imponenti ed oscure tracce che intensificano la componente stilistica di un black metal dalle radici quasi old-school, portando la soglia nei paraggi del progressive estremo. Dimenticate i soliti riff pestati, i soliti blast beats infiniti, ma rimanete sintonizzati su linee vocali disperate, devastate e pregne di depressione: musicalmente la band integra il black più convenzionale con melodie originali, rivelando in certi momenti anche una ispirazione che discende anche dallo stile eterogeneo dei Satyricon. Ogni strumento è molto ben evidenziato -compreso il basso, qui suonato dal guest M. van der Werff (Iron Harvest, Weltschmerz)-, e teorie contorte ed intrecciate si alternano ad arpeggi oscuri su mid tempo ben costruiti, lontani dalla regolare cadenza metrica, sempre alla ricerca di qualche spunto fuori dalla norma. “The Churning Masses” apre furiosa, ma anche con una forte tendenza epica, che poi si intreccia, si contorce, si abbandona a tempi irregolari accentati da una chitarra schizoide la quale poi prende fiato e regala arpeggi appartenenti alle tenebre più impenetrabili, sempre supportati da una sezione ritmica emozionante, ricercata, intensamente arrangiata. Più rabbiosa ma ricca di svolte teatrali e con qualche richiamo al death metal su “Prosopopoeia”. La lunga “Golden Rays of the Sun” offre tutto lo spazio per la fantasia creativa del duo, il quale dimostra con prepotenza una notevole capacità di composizione ed arrangiamento. Alternanza di luce accecante e tenebre avvolgenti sulla suggestiva “Rising Tides”, mentre una nuova ondata di destabilizzante imprevedibilità investe l’ascoltatore con la conclusiva “From One, We Are Many”, una canzone che riesce ad amalgamare estremi contrapposti, dai riff cadenzati del thrash, fino alla privazione della luce tipica di un death/black nebbioso e criptico. Atmosferici ma anche dissonanti, coinvolgenti ma sorprendenti e costantemente imprevedibili. Infinitamente tetri ma capaci di melodie eccellenti: i Wesenwille attivando parentesi catchy catturano magneticamente, per poi da quella spinta omicida oltre il baratro, dritto dentro in un labirinto sonoro tortuoso ed irregolare, pulsante ma tagliente. Un black metal che prende strade innovative, inusuali, decisamente moderne, pur restando indissolubilmente legato ad una tradizione confacente gli abissi più infernali.

(Luca Zakk) Voto: 8/10