(Dunkelheit Produktionen) Totale oscurità, massima decadenza con il funeral doom della one man band finlandese Shades of Deep Water. Secondo album, secondo percorso verso inferi pregni di pessimismo, pieni di angoscia, la colonna sonora perfetta per questa soglia della morte, una soglia valicabile a senso unico, senza ritorno, senza pentimento, senza rimpianti. Molta melodia su questi ritmi lenti e laceranti, una melodia dominata da una malinconia infinita, una malinconia che va oltre la vita, la morte, l’eternità stessa. Album scorrevole, nonostante il genere, anche grazie alla durata non eccessiva, ovvero quaranta minuti, divisi in quattro tracce, quattro parti, quattro atti di un unico concetto che si abbandona ad una dolorosa caduta verso gli abissi. Le quattro parti sono sapientemente composte e, senza sfociare nella ripetizione, la melodia principale torna costantemente in posizione dominante, in varie vesti riviste e ripensate, creando un piacevole senso di unicità strutturale che avvolge tutto l’album. Le sporadiche linee vocali sono tetre e annegate nei possenti accordi accentati da un drumming ovviamente lentissimo ma assolutamente pesante, mentre le keys (e gli archi) sanno regalare maestosità ed ulteriore privazione di luce a questi quattro brani legati indissolubilmente al trapasso. Molta melodia sulla prima parte, ritmiche più ricercate sulla seconda, discesa verso il nulla con la terza, senso di rassegnazione e perdita di ogni speranza con il quarto e conclusivo capitolo. Doom sulfureo, privo di qualsivoglia forma di luce: un percorso verso la fine, verso l’ultimo respiro, verso il totale ed assoluto oblio.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10